La centunesima infelice si presenta

Presentato a Caorle il libro di Nicoletta Parigini, La centunesima infelice.

di Nicoletta Parigini

Sabato 28 febbraio 2015 si è svolta a Caorle, il mio paese natale e il luogo in cui vivo, la prima presentazione de La Centunesima Infelice. Il piccolo evento, a cui ha partecipato un nutrito pubblico, mi ha dato l’opportunità di parlare del mio romanzo e della mia attività di scrittura, e ha fornito l’occasione per un breve momento culturale e conviviale.
La discussione, la lettura ad alta voce e la musica di Alessandro e Luca, sono stati gli ingredienti fondamentali di un riuscito e piacevole incontro tra amici da cui è emersa la passione comune per la lettura e l’interesse per “le storie”, sostanza e nutrimento primo della narrativa.
Ecco di seguito le domande e le risposte che, durante la presentazione, si sono alternate alle letture dei brani e ai pezzi musicali.

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Milena Fernandez: Per fortuna dei lettori, un giorno Nicoletta Parigini decide di mollare il lavoro di restauratrice di opere d’arte per tuffarsi nella scrittura. Oggi le sue mani non sono impegnate a rammendare una tela del Rinascimento o del Settecento, ma trasmettono l’arte e l’ammirazione per la bellezza attraverso i libri.
I bravi scrittori e scrittrici imparano il mestiere nel miglior modo di sempre: leggendo. Fin da bambina, Nicoletta è stata una gran lettrice. Poi, per lei, è arrivato il momento di confrontarsi con il lampeggiare del cursore del computer e con la voglia di scrivere storie tutte sue.
Nel 2009 ha pubblicato il suo primo romanzo Agata, ripubblicato come ebook insieme al suo seguito Agata e il manoscritto di Melchiorre con Edizioni Esordienti Ebook nel 2012. Entrambi sono romanzi per ragazzi.
Nel 2014 ha vinto il Premio Streghe Vampiri e co. –concorso indetto dalla Giovane Holden Editore– con il fantasy Nina Tempesta e il signor Schmitt che sarà pubblicato a breve dalla citata casa editrice.
Il suo ultimo romanzo, La Centunesima infelice, è stato pubblicato a gennaio 2015 da Edizioni Esordienti Ebook.

Tutto l’articolo e l’intervista che segue sono presenti nel blog dell’autrice: QUI

centunesima_cover.EEELa trama:

Quante persone vivono, o sono vissute, a Venezia? Quanti, che vi hanno abitato in passato, sono ancora lì, camminatori instancabili, presenze in genere silenziose e ignote… a meno che non incontrino qualcuno che riesca a percepirli o a cui possano apparire in sogno.
Nell’attesa di transitare definitivamente nell’aldilà, le anime di coloro che hanno amato troppo la vita, che hanno lasciato qualcosa di incompiuto, o che hanno timore di ciò che li attende, vagano per le calli e, talvolta, interferiscono con il mondo dei viventi.
Marino Sanudo, uomo politico ed attento cronista della Serenissima, vissuto a cavallo tra il Quattro e il Cinquecento, che non ha nessuna voglia di abbandonare la sua città e non è certo ansioso di sottoporsi al Giudizio, trova nella quattordicenne Angelina il legame perfetto con il mondo visibile. Legame strano e curioso, quello tra un fantasma che ama vestirsi secondo la moda di epoche successive alla propria (predilige la marsina), e che addirittura prova a scrivere dei testi rap, e un’adolescente con una famiglia normalmente infelice: una sorella di poco maggiore che le ha “soffiato” il ragazzo, una madre depressa, un padre disorientato, un delizioso fratellino in età di asilo nido, una nonna bisbetica e una badante polacca.
Per una ragazzina che ha già le normali difficoltà legate alla sua età, per di più innamorata anche di Dario, un giovane rapper che sembra avere qualche problema di cui nessuno vuole parlarle, non è certo facile venire anche in contatto con la sofferenza che sente nelle voci dei trapassati, che le comunicano il loro dolore, l’attesa, l’impazienza, la paura. Ma se Marino Sanudo comunica con Angy, una ragione c’è, e quando la ragazza comprenderà, si potrà finalmente chiudere il cerchio della vicenda.
Una bella storia, questa della Centunesima infelice, perché parte come un racconto di fantasmi ma diventa un romanzo di formazione, fresco e immediato, che passa attraverso gli occhi e il linguaggio di una ragazzina di oggi, quella che potreste trovarvi vicina su un vaporetto veneziano, mentre va a scuola al mattino e magari stupirvi se, passando in un certo tratto del Canal Grande, si mette le mani sulle orecchie e comincia a canticchiare un brano di rap.

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Che fine ha fatto Ettore Majorana?

La bomba di Majorana

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La fine del grande scienziato che lavorò con Enrico Fermi e “i ragazzi di via Panisperna” alle prime ricerche sull’atomo torna di attualità. Misteriosamente scomparso nel 1938, secondo la Procura di Roma era vivo e vegeto in Venezuela dal 1955 al 1959. Ma chi era Majorana? E che cosa sappiamo della sua scomparsa?

Questi sono gli interrogativi proposti da Focus in un articolo di Matteo Liberti. Tuttavia, non solo lui ha trattato l’argomento. Nino Raffa ne ha scritto un libro (La bomba di Majorana), in cui ripercorre idealmente le vicissitudini del giovane fisico mischiandole a una storia ben struttura, dal sapore odierno, in cui nulla è così come sembra. Dunque il mistero nel mistero, un concatenarsi di situazioni che portano la realtà a mischiarsi alla fantasia e in cui la trama narrativa perde l’invenzione per divenire concreta e attuale.

Dove sta la verità? In che modo la scomparsa di Majorana potrebbe influire su degli avvenimenti odierni? Come avrebbero potuto le sue intuizioni influenzare la vita di persone che, oggi, non potrebbero essere venute a contatto con lui. La vicenda reale assume i toni di un vero e proprio giallo, il libro di Raffa ne ricalca le orme, offrendo al lettore altri spunti di riflessione e un altro punto di vista.

la bomba di MajoranaLa trama:

Cosa successe a Ettore Majorana nel 1938? Morì veramente o sparì portando con sé pericolosi segreti? Con una possibile risposta a queste domande, Nino Raffa dà inizio a un’intrigante spy-story, ricca di avventura e colpi di scena.
Importanti scoperte nel campo della fisica rischiano di trascinare nel baratro l’intera umanità. Per evitare questo, Ettore Majorana fa perdere le proprie tracce portando con sé il taccuino nero di Riemann: una risposta a molte domande ancora irrisolte e un pericoloso strumento in mani sbagliate. Nonostante questa precauzione scoppia la Seconda Guerra Mondiale e gli americani realizzano l’arma più temuta: la bomba atomica.
Passano gli anni e ormai tutto sembra dimenticato, fino a quando Enrico Saccheri, uno sfortunato professore, si ritrova tra le mani il famoso taccuino. Il maldestro matematico informa della scoperta le persone sbagliate e dopo qualche tempo viene trovato morto ai piedi del campanile del collegio di Noto. Toccherà a Marco Neri, giovane matematico sciupafemmine di Taormina, con il quale Saccheri si teneva in contatto, risolvere il mistero.
Da questo momento in poi, la vita del bel professore non avrà pace. Tampinato da due pericolose pupattole mandate dalla mafia russa e minacciato, insieme alla nipote di Saccheri, da un agente dei servizi segreti; si ritroverà coinvolto in inseguimenti, sparatorie e in una spericolata caccia al tesoro.
Se la mafia russa trovasse il taccuino, nonché i preziosi appunti di Majorana, le conseguenze sarebbero terribili. Per non parlare del fatto che se il vincitore dovesse essere Porfirio, l’agente segreto, nessuna garanzia proteggerebbe il nostro eroe.
Storia e immaginazione si mescolano per creare un racconto coinvolgente, scritto con uno stile fresco e vivace che non appesantisce una trama ricca di avvenimenti. Il lettore sarà portato a guardare la fisica con occhi nuovi: non più come una noiosa materia insegnata sui banchi di scuola, ma come portatrice di scoperte sensazionali quanto temibili, a seconda di chi le utilizzi.
Tema del libro è l’amore per i numeri e la matematica, di cui tre personaggi sono i degni rappresentanti: Majorana, Saccheri e Marco Neri. Tutti e tre rischiano la vita in nome della fisica e per le fantastiche opportunità a cui essa può portare. Il desiderio di fama e gloria li tenterà, ma non avrà la meglio…

Le immagini sono tratte dall’articolo apparso su Focus, il cui contenuto è visionabile QUI

La bomba di Majorana è acquistabile su Amazon, Kobo e altri webstore.

La storia vista dai personaggi

Il Romanzo Storico: La storia vista dai personaggi

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di Piera Rossotti Pogliano

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Marguerite Yourcenar

Ne La luna e i falò, Cesare Pavese scrive che noi abbiamo bisogno del passato per non essere dei “bastardi”, per sapere da dove veniamo. Ma il nostro passato non lo possiamo trovare nei libri di storia o negli archivi. O, meglio, possiamo trovare la registrazione di avvenimenti, documenti, nomi, date… magari molto precisa, ma che vale? Ciò di cui abbiamo bisogno è un passato di cui riappropriarci, perché non sia tempo perduto, imbalsamato, affidato alle scartoffie, ma substrato ricco di humus in cui affondare le nostre radici.
Da soli, però, non siamo in grado di trasformare il tempo perduto in un proustiano “temps retrouvé”: abbiamo bisogno di un filtro che, a mio modo di vedere il romanzo storico, è quello dei personaggi: attraverso i loro occhi cogliamo la loro visione del mondo, la loro scala di valori, le loro angosce, ne comprendiamo affetti e risentimenti, gioie e sofferenze, in una parola possiamo recuperare qualcosa del passato ed arricchire il nostro presente.
Per quanto si faccia, scrive Marguerite Yourcenar nei suoi Carnets annessi alle Memorie di Adriano, si ricostruisce sempre il passato a modo proprio. L’importante, però, è farlo con pietre autentiche.
Scrivere un romanzo storico è impegnativo, anche perché richiede ricerche rigorose e non sempre facili, soprattutto se ci appoggiamo a documenti d’archivio sovente difficili da raggiungere (la preoccupazione degli archivisti e dei bibliotecari è quella di “conservare”, non di rendere disponibile agli studiosi!) o problematici da decifrare, ma anche perché poi questi documenti vanno interpretati, il periodo storico ricostruito nella sua verità sostanziale, in modo che il lettore vi si possa immergere, lo possa sentire, annusare, ci sia quel necessario “dépaysement” spazio-temporale.
Soprattutto, credo che sia essenziale comprendere e far comprendere, scrivendo del passato, le distanze che separano noi, gente del Terzo Millennio, da chi è vissuto in epoche magari molto lontane dalla nostra ma, al contempo, essere solidamente convinti che, senza quel passato che cerchiamo di visualizzare, noi non saremmo quello che siamo.
A me piace raccontare storie del passato, far vivere personaggi di epoche lontane, soprattutto raccontare la loro storia. Perché la vita umana è una storia, con un inizio, uno sviluppo, una conclusione, ed è uno straordinario soggetto narrativo. Forse il più perfetto, magari l’unico.

Piera Rossotti Pogliano ha scritto, per la collana Romanzo Storico, Il diario intimo di Filippina de SalesFilippina va in città

Intervista a Marina Atzori

Intervista a Marina Atzori

Il mare non serve, ho scelto una margherita, il libro di Marina Atzori, offre un nuovo modo di “vedere” la vita e l’ambiente che ci circonda. L’autrice abbandona qualsiasi schema comune e si inoltra in un territorio, quasi magico, in cui è la natura stessa a suggerire le similitudini, con le quali descrivere le persone e i sentimenti ad esse legati. Qualsiasi tipo di approccio, con cui è possibile affrontare uno scritto, in questo libro viene stravolto e reinventato a favore di quell’intimo percorso che ognuno compie nei confronti di qualcun altro, portando a “sentire” la vera essenza di chi ci sta intorno. Marina, con molto coraggio, ha affrontato la propria realtà e ha deciso di mettere, nero su bianco, il proprio desiderio di comunicare.

  • Cosa ti ha spinto a decidere proprio per un titolo così particolare?

Innanzitutto buongiorno a tutti!
Eccomi pronta ad essere messa sotto torchio!
Bella domanda… Diciamo che ho voluto comunicare il messaggio contenuto nel mio libro in maniera molto diretta, scegliendo due elementi naturali a me molto cari; desideravo infatti tramutarli in due concetti semplici e dall’intento ben preciso. Il mare nei suoi abissi infiniti, con la sua vastità e profondità, rappresentava bene ciò di cui volevo liberarmi: il passato. Mentre la margherita, con la sua semplicità e i suoi colori, voleva essere l’immagine di una scelta, maturata nel tempo: vivere la magia del presente. Il titolo quindi determina un viaggio introspettivo caratterizzato da un’importante rinuncia e da una scelta fondamentale: fare pulizia dei pensieri e rinascere attraverso la passione per la scrittura.

  • Parlaci della copertina? C’è una storia speciale dietro?

Semplice: dietro la copertina ci sono io e la mia passione sfrenata per i colori e il disegno. Creando questa semplice immagine, ho potuto dare finalmente libero sfogo alla creatività e all’ambizione di comunicare che mi contraddistingue. La storia speciale c’è: io credo che ognuno di noi ne abbia una tutta sua da raccontare. In questa copertina, tra i petali e il sorriso di Margherita è racchiusa la mia. Il desiderio più forte era quello di dare vita ad un fiore, perché dai fiori ho imparato anche a conoscermi, sapete? La Natura è in grado di mettermi in pace con il mondo, mi ha insegnato forza ed energia. Le figure per la nostra mente sono fondamentali, possono aiutarci a superare momenti difficili. Questa Margherita è stata per me una compagna spirituale, la protagonista della Favola di Marina Atzori autrice. Potrà farvi sorridere ma vi assicuro che per me è stato così!

  • Ogni personaggio del tuo libro è caratterizzato con un peculiare aspetto della natura, sia floreale che animale, e rappresenta il tuo modo di interpretare le persone. Come mai questa scelta?

Adoro la Natura e gli animali da sempre. Sin da piccola osservandoli ne restavo affascinata. Tutto quanto li riguarda cattura il mio interesse. I fiori rappresentano la spontaneità, la rara bellezza di cui non sono consapevoli. Quando li osservo rimango attratta dal loro mondo. La Natura nel suo ecosistema racchiude l’armonia che vorrei raggiungere. Le persone in qualche modo hanno qualcosa che rimanda ad essa: aspetti caratteriali, anche fisici; sono questi i fattori che hanno fatto scaturire la scelta di accomunarli all’essere umano, perciò ho deciso di utilizzare la miscela Uomo – Natura nel mio racconto. La scelta di scrivere la storia in questo modo, rappresenta in pieno l’attaccamento a determinati stati d’animo. Essa è infatti correlata all’affezione per alcuni speciali esseri viventi che mi hanno ispirata e su cui ho voluto soffermarmi. Le emozioni spesso rivelano contraddizioni dalle quali è difficile fuggire e con le quali non si riesce a convivere.

  • Uno specifico episodio della tua vita ha cambiato le prospettive, come percepisci il mondo con questo tuo nuovo modo di “vedere”?

È vero, purtroppo un episodio specifico è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, o meglio ciò che mi ha permesso di rompere gli argini. Non sono stata coinvolta personalmente nell’episodio, ma la cosa mi ha riguardata da molto vicino. Un’esperienza dolorosa improvvisa e soprattutto inaspettata ha segnato il mio cambio di rotta. La sofferenza è tremenda, è come una malattia, anche quando di malattie non si tratta. Suscita il sentimento dell’impotenza e in qualche modo ho dovuto rassegnarmi ad essa. Ho cercato di farmi forza, mi sono tirata su le maniche e ho iniziato a guardarmi dentro e a scrivere. Il mio nuovo modo di “vedere” è nato così. Ho imparato ad affrontare i demoni interiori sguazzandoci dentro, abbandonandomi ad essi. Scrivere è stato risolutivo, liberatorio, ho scoperto di avere un sacco di cose da raccontare ma soprattutto che è possibile ricominciare ad amare la vita anche dopo che ti ha voltato le spalle, gettandoti tra le braccia di un insolito ed  inspiegabile destino. Ebbene, come avrete compreso, ho perso il senso dell’orientamento, ecco è stato lì, proprio in quel momento che mi sono ritrovata a scoprire l’alchimia dell’equilibrio.

  • Non esiste una trama vera e propria nel tuo libro. Tuttavia, esiste un filo conduttore che lega ogni capitolo all’altro. Un percorso che ti ha condotta verso una nuova consapevolezza. Puoi parlarci di questo filo conduttore?

Il filo conduttore è la storia della rinascita di Margherita, una vita piena di ostacoli la sua, che si avvicina alla mia per molti aspetti. Parto infatti dall’eterno vagare che ha condotto la sua famiglia di origini sarde qui al Nord; racconto quanto è stata importante la figura di sua madre, entro nella profondità degli stati d’animo più importanti trattandoli come veri e propri fratelli di sangue, mettendo in discussione scelte di vita importanti, fino ad arrivare a lui: il presente, dove la scrittura diventa il mio punto d’arrivo. I personaggi mi aiutano a creare una sorta di costellazione. Avete presente uno di quei giochi scacciapensieri che trovate sulle pagine delle parole crociate? Quello dove scopri una figura, seguendo una precisa sequenza numerata. La Quercia, Il Castagno, L’Ape e altri sono i compagni di questo viaggio, che scoprirete man mano all’interno dei miei “Capitoli Fiore”. Il senso di vertigine che pervade nel passato lascia spazio ai punti fermi del presente.

  • Da un punto di vista puramente botanico, quale fiore ama più di ogni altro Marina Atzori? Per quale motivo?

Qua casca l’asino! Sicuramente la Margherita! La mia risposta non vuol risultare “gigiona” passatemi il termine! Nel senso che, io amo questo fiore anche nella vita quotidiana, per chi non lo avesse ancora capito… Nutro una forte passione per la fotografia, devo dire che diversi dei miei scatti hanno lei come protagonista. Adoro i suoi colori e il suo essere presente ovunque. Non è infatti un fiore raro, lo trovo nell’aiuola sotto casa, al parco andando  a correre, sui prati in montagna. Nasce in gruppo, più ce ne sono più mettono allegria. Voi direte: “e quando è da sola?”, eh! Quando è sola, cari miei lettori, per la sottoscritta diventa Poesia!

  • La tua esperienza come scrittrice è piuttosto nuova, come vivi il mondo editoriale, ora che ne fai parte?

La vivo come un’esperienza positiva. Il mio è un libro un po’ folle, fuori dagli schemi, rimanda a un’introspezione psicologica molto intima che può però appartenere a chiunque di voi. Non era facile crearsi una piccola nicchia nel mare magnum dell’editoria. Ho trovato chi ha compreso il mio progetto, questo mi rende molto soddisfatta a prescindere da cosa mi riserverà il futuro. Sicuramente il fatto che la pubblicazione sia avvenuta su piattaforma digitale ha contribuito all’uscita allo scoperto del mio libro. Certo nel guardarmi attorno, ho scoperto che non tutti possono raccontare come me un’esperienza positiva in tal senso, quindi devo dire che sono stata fortunata nel trovare una CE come Edizioni Esordienti E-book insieme al mio editore Piera Rossotti, di cui condivido in pieno la scelta precisa di promuovere e contare sull’editoria digitale: finalmente un modo nuovo di vedere la svolta nel futuro degli autori esordienti.

  • Oltre a possedere un notevole talento per la scrittura, sei una lettrice molto vorace, ma quali sono le tue letture preferite e gli autori che più hanno stuzzicato la tua fantasia?

Touché! È verissimo, leggo parecchio e di tutto un po’. Spazio dal romanzo storico al romanzo d’amore, mi piacciono anche i thriller e ultimamente mi sono lanciata in qualche horror noir. Ma devo dire che non rinuncio mai a farmi toccare il cuore dalla Poesia. Emily Dickinson è senz’altro la poetessa che preferisco, forse è quella che più ha influenzato il mio modo di scrivere. Ho frequentato una scuola ad indirizzo umanistico quindi ho imparato ad amare buona parte della letteratura italiana; ho un debole però, devo ammetterlo, anche per quella francese: Charles Baudelaire, Arthur Rimbaud sono tra i miei preferiti. Dulcis in fundo, divoro tutto quello che ruota attorno alla psicologia e alla PNL.

  • Quando Marina non scrive, come occupa il suo tempo?

Adoro cucinare, mi piace ascoltare la musica. Di solito ritaglio gli spazi di tempo libero per andare in montagna a godermi solitudine, silenzio e i paesaggi meravigliosi delle Valli Cuneesi. Spero tuttavia un giorno di tornare nella mia adorata Sardegna.

  • Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ho finito di scrivere un romanzo in questi giorni. Sono nella fase conclusiva della revisione. Ho provato a mettermi in gioco, divincolandomi dai “tentacoli” della Poesia. Non è stato semplice, perché adoro tutto quello che la riguarda, tuttavia è giusto sperimentare spazi e argomenti nuovi. Incrociate le dita per me! Questo sicuramente mi aiuterà a crescere e ad ampliare i miei orizzonti. Per ora scrivo e nelle pause continuo ad approfondire il vasto e complesso mondo della comunicazione attraverso lo studio della PNL.

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Ma quant’è difficile scrivere un romanzo storico?

L’importanza dei dialoghi nei romanzi storici

Libri

di Andrea Ravel

Quando, vincendo la naturale ritrosia degli scrittori esordienti, mi capita di raccontare che io e mio figlio abbiamo scritto un romanzo storico ambientato all’epoca di Carlo Magno, il primo immancabile commento è: Chissà quanto è stato difficile documentarsi!
In effetti sembrerebbe logico pensare che più il tempo di cui si scrive è remoto, maggiore sia la possibilità di commettere errori. Ma questo è vero solo in parte e comunque la documentazione non è affatto la maggiore difficoltà che si incontra nello scrivere un romanzo storico.
420_0Per evitare gli errori sono sufficienti alcune semplici regolette: leggersi un buon saggio sul periodo, (anche più di uno) saper lavorare bene con Internet ed effettuare qualche ricerca sul campo (ci aiuta a conoscere visivamente l’epoca che vogliamo descrivere). Nei casi disperati ricordare sempre la regola di Ken Follet: “Se hai anche il minimo dubbio non parlarne; nessuno si accorgerà mai di quel che hai omesso, ma tutti vedranno i tuoi errori!”
Con questo, beninteso, non intendo affermare che lo scrittore non deve documentarsi o che può farlo in modo approssimato, la documentazione è un po’ il pane e burro in una colazione al sacco. Tutti dovrebbero saper spalmare il burro sul pane, ma quello che gli cambia il sapore è la marmellata, quella famosa di zia Cesira, con la sua scelta dei frutti, la maturazione, i tempi di cottura: è quella a fare la differenza.
Cos’è la marmellata del romanzo storico? Sono i dialoghi. Nei dialoghi i personaggi ci rivelano il loro modo di pensare che è il naturale riflesso del loro modo di vivere, di rapportarsi l’un l’altro, in una parola del loro retroterra culturale.

Un bandito come Robin Hood può parlare come un teppista del Bronx? E come parla Robin Hood? mi domando, mentre apro le virgolette e mi preparo a scrivere il primo dialogo? Riuscirò, mi dico, a far capire ai miei lettori i suoi ragionamenti? Si sentiranno vicini a lui o si stancheranno e, orrore, chiuderanno il libro, il mio libro, smettendo di leggere?

Ascoltate questo dialogo tratto da “Il nome della rosa” di Umberto Eco, dove si assiste a una rissa tra persone volgari.
nome-rosaCi troviamo nella cucina del convento: il capo cuciniere e Salvatore, il frate cellario, stanno discutendo, perché quest’ultimo ha passato di nascosto del cibo a dei caprai.
“Cellario, cellario,” disse, “tu devi amministrare i beni dell’abbazia, non dissiparli!”
“Filii Dei, sono,” disse Salvatore, “Gesù ha detto che facite per lui quello che facite per uno di questi pueri.”
“Fraticello delle mie brache, scoreggione di un minorita!” gli gridò allora il cuciniere. “Non sei più tra i tuoi pitocchi di frati! A dare ai figli di Dio ci penserà la misericordia dell’Abate!”
Salvatore si oscurò in viso e si voltò adiratissimo: “Non sono un fraticello minorita! Sono un monaco Sancti Benedicti! Merdre a toy, bogomilo di merda!”
“Bogomila la baldracca che t’inculi la notte, con la tua verga eretica, maiale!” Gridò il cuciniere.
Salvatore fece uscire in fretta i caprai e passandoci vicino ci guardò con preoccupazione: “Frate,” disse a Guglielmo, “difendi tu il tuo ordine che non è il mio, digli che i filios Francisci non ereticos esse!” poi mi sussurrò in un orecchio: “Ille menteur, puah,” e sputò per terra.

Era così che parlavano i frati nel XIV secolo? Non lo sappiamo e non lo sa neppure Eco, ma questo non gli ha impedito di costruire un dialogo convincente e verosimile. Ci ha fatto assistere a una disputa condotta in ben tre lingue, ha utilizzato il termine bogomilo, di cui la maggior parte di noi non conosce il significato, ma è stato efficacissimo lo stesso. In altre parole ci ha portati nel Medioevo, invece di portare il Medioevo da noi. Un piccolo capolavoro di cui pochissimi altri scrittori al mondo sono capaci; perché richiede talento, che è innato e conoscenze che si acquisiscono in una vita di studio e di lavoro.
E a questo punto noi che ci sentiamo sì bravini, ma che non siamo Eco, come faremo? Faremo come Crichton o Follet e quasi tutti gli altri scrittori, grandi e piccoli, che utilizzano esattamente la tecnica opposta. Quella di attualizzare i personaggi, facendoli ragionare proprio come noi, allo scopo di renderli più vicini al lettore. Ritornando all’esempio iniziale, Robin Hood non parlerà come un teppista del Bronx, ma potrà ragionare come lui. Frate Tuck ci ricorderà il nostro vicino di casa e lady Marian assomiglierà alla zia Cesira. Se saremo stati abbastanza convincenti la magia è fatta!

Andrea Ravel ha scritto, per la collana Romanzo StoricoIl Longobardo

Il Romanzo Storico, un sottile equilibrio

Equilibrio tra dettagli, personaggi ed eventi

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di Paolo Fiorino

Spesso mi sono domandato cosa mi abbia spinto a scrivere un romanzo storico. La risposta non è delle più semplici e più ci rifletto più mi rendo conto che probabilmente di risposte non ce n’è solo una. Forse, la migliore che mi viene in mente è che scrivere uno storico è un modo unico per mettere insieme realtà e fantasia, per aprire una finestra su un mondo che non esiste più, per ricordare e, contemporaneamente, creare qualcosa.
Costruire i personaggi, farli vivere, immaginare le loro storie e le loro vite e poi farli muovere su uno sfondo di fatti reali, che hanno segnato un’epoca e hanno contribuito a costruire il mondo in cui viviamo, è la cosa più appagante che io riesca a immaginare per un autore.
Il romanzo storico mi ha concesso l’opportunità unica di raccogliere la memoria di uomini e donne che hanno vissuto un’epoca per noi distante, di guardare il mondo com’era allora per tentare di capire com’è ora.
Quando scrivo non pretendo di insegnare qualcosa, non credo che sia questo il compito dell’autore di romanzi storici ma, al contrario, mi ripropongo di imparare io stesso qualcosa attraverso lo studio.
E qui arriva la prima difficoltà. L’approfondimento è una componente fondamentale per un romanzo storico, non riesco a immaginare di scrivere una sola pagina senza essermi prima documentato a dovere, ma può facilmente sfuggire di mano e diventare un lavoro fine a se stesso. L’equilibrio tra la precisione dei dettagli, la caratterizzazione dei personaggi e degli eventi è fondamentale. Se da una parte la precisione è doverosa, una vera e propria forma di rispetto verso il lettore, dall’altra il suo eccesso rischia di fare l’effetto opposto, di trasformare un romanzo in un noioso trattato tecnico.
Chrysler-Thunderbolt-1941Per esempio, leggendo di un evento accaduto nel 1941, che implica l’uso di un tipo particolare di automobile, sicuramente ai lettori farà piacere sapere che il veicolo citato era effettivamente esistito in quell’anno ma, quasi altrettanto sicuramente, gli stessi lettori non saranno interessati a venti pagine di descrizione dell’automobile, dei suoi dati di funzionamento e dei suoi dettagli costruttivi, compresi il rapporto di compressione del motore e il passo della filettatura dei bulloni della scatola del cambio. I lettori troveranno probabilmente molto più interessante sapere come quell’automobile abbia contribuito a salvare la vita del protagonista, come abbia aiutato a portare a termine una missione o magari come si sia dimostrata fondamentale per un incontro fatale. Solo con una simile impostazione le vicende dei protagonisti risalteranno sullo sfondo della storia senza esserne oscurate e i lettori potranno immedesimarsi nei fatti raccontati. È questa, per me, la vera sfida che l’autore deve affrontare.
eroi nel nullaÈ la sfida diventa particolarmente difficile se si narrano fatti ambientati in epoche lontane, come potrebbe essere, per esempio, il periodo dell’impero romano. Tuttavia, lo è altrettanto anche se si pone la trama in epoche più vicine ma, comunque, profondamente diverse dal nostro quotidiano, come nel caso di “Eroi nel nulla”.
Per indurre qualcuno a immedesimarsi non ci si può esimere dall’immergersi in prima persona nella storia mentre la si sta scrivendo. E qui arriva la seconda difficoltà. Immedesimarsi è necessario ma l’eccesso è, ancora una volta, in agguato. Se, per esempio, è facile calarsi nella storia di Franco e Zelmira (personaggi presenti nel libro Eroi nel nulla), due persone che vivono gli eventi tragici della Seconda Guerra Mondiale, tentando sempre di mantenere viva la speranza, al contrario, un personaggio come Antonio, che crede profondamente nell’ideologia dell’eroe fascista e vive gli eventi del suo tempo con grande passione, può facilmente allontanare da sé il lettore. L’autore, in questi casi, non deve essere un giudice ma un semplice narratore, il giudizio lo daranno i lettori, ciascuno secondo la propria sensibilità. Il compito dell’autore è complesso, mantenere il distacco è la cosa più difficile, ma senza distacco si perde l’equilibrio, finisce la credibilità e si rischia di cadere nel ridicolo. Gli stereotipi sono sempre in agguato, a noi autori l’arduo compito di evitarli.

Paolo Fiorino ha scritto, per la collana Romanzo Storico, Eroi nel nulla

Il Romanzo Storico in promozione

Tutti i libri della collana Romanzo Storico sono in promozione

promo storici banner

Fino al 2 marzo i libri della collana Romanzo Storico saranno in offerta su tutti i web store disponibili. Questa promozione vuole promuovere il genere, difficile da realizzare e particolare proprio per le trame proposte. Tuttavia, il fascino di un Romanzo Storico è innegabile, soprattutto se scritto con cura e proposto da un Editore che non si limita a “stampare” i libri dei propri autori, ma ne controlla i contenuti, lo stile, la formattazione e la qualità. Come spesso abbiamo già sottolineato, se da una parte la selezione è alquanto meticolosa, dall’altra i manoscritti, che oltrepassano questo confine, possiedono i requisiti necessari per essere considerati degli ottimi libri. E i risultati si vedono, sia nei premi che riescono a ottenere sia dall’interesse che successivamente suscitano nei grandi editori. Di seguito vi proponiamo i titoli dei romanzi che fanno parte della collana, per avere maggiori informazioni, compresi i link all’acquisto verso Amazon e Kobo, sarà sufficiente cliccare sul titolo.

eroi nel nullaEroi nel nulla di Paolo Fiorino

Trama

Il romanzo storico Eroi nel nulla ricostruisce in modo vivido e coinvolgente la battaglia di Bir El Gobi (Libia, dicembre 1941), ma ci riporta anche al clima culturale degli anni quaranta, con grande rispetto del contesto storico in cui vivono i protagonisti e, al contempo, funge da specchio alla contemporaneità, perché viene da pensare che se Franco e Antonio, i due protagonisti, ci guardassero dal lontano deserto libico del 1941, probabilmente direbbero che in fondo non è poi cambiato molto, se oggi, ad esempio, ci sono di nuovo milioni di italiani che si dicono disposti a fare la loro parte di sacrifici… Il romanzo storico di qualità è esattamente quello che, riportandoci “dentro” al passato, riempie quei “puntini di sospensione” lasciati dalla Grande Storia e, al tempo stesso, ci aiuta a comprendere meglio il nostro presente.

la voce del maestraleLa voce del maestrale di Nunzio Russo

Trama

La voce del maestrale parla da tempi remoti nelle terre siciliane, nascosta tra lo splendore della campagna e l’azzurro del mare. Totò Musumeci è cresciuto ascoltando quella voce e ha conosciuto antiche storie diventate leggenda. Ora una forza misteriosa lo chiama a diventare parte di un’avventura mai svelata, mentre l’impetuoso urlo del vento cerca di coprire ogni cosa. Totò è il nipote del barone di Mezzocannolo, ucciso dalla mafia. È anche un industriale del sud. Quanto ha ereditato è tradizione, e dovrà difenderla come ha già fatto il nonno dalla violenza del principe di Granata, il fondatore del paese, il padrone di tutto.
I tempi cambiano e la dinastia del principe si estingue, ma il male resta ed è sempre lo stesso. Il Sole sulla Terra si camuffa dietro accattivanti sembianze e diventa ancora più pericoloso. Totò Musumeci combatterà fino alla fine, nella certezza che dopo di lui qualcuno continuerà a percorrere la strada delle passate generazioni.
E quel giorno, la voce del maestrale sarà il grido di un popolo che conquista la libertà.

odore di agnello arrostoOdore di agnello arrosto al rosmarino di Luigia Bimbi

Trama

Il romanzo, che racconta gli eventi italiani del ventesimo secolo, trattati servendosi del palcoscenico milanese, si divide in due sezioni. La prima, riguarda il periodo della salita al potere del Fascismo con tutte le conseguenze derivanti dal paternalismo greve della dittatura. Ne esce un quadro che dipinge le varie anime di un popolino laborioso, vittima del potere anche per propria incapacità e paura a contrastarlo. La seconda, parte dagli inizi della guerra ’40/’45, con il corollario di bombardamenti, morti, fame e disperazione e la rivalsa del artigianato. Fino alla costituzione della Repubblica Italiana. Racconto documentatissimo, scorrevole e reso interessante attraverso l’uso di modi di dire, anche in vernacolo e da figure meneghine, indigene o acquisite, di particolare vivacità. Su tutta la trama aleggia l’odore dell’arrosto, cibo di cui una giovane donna bellissima è golosa, e del quale avverte il profumo, ogniqualvolta sente nascere dentro di sé il desiderio sessuale.

ritorno a el alameinRitorno a El Alamein di Enea De Alberti

Trama

Mario, un ragazzo di Arona, classe 1920, muore a vent’anni tra le sabbie di El Alamein, condividendo il destino di tanti altri giovani ai quali una guerra – una qualsiasi guerra – ha sottratto il diritto alla vita.
Trent’anni dopo, inspiegabilmente, un giovane tedesco, Franz, scopre a poco a poco che dentro di lui rivive il Mario, del quale non aveva mai neppure sentito parlare, e questa “reincarnazione” negli anni Settanta è talmente ben riuscita da convincere davvero tutti – ex fidanzata, ex commilitoni superstiti… – perché il ragazzo è a conoscenza di dettagli e avvenimenti che soltanto il vero Mario potrebbe ricordare.
Così, Mario-Franz ritrova amici e conoscenti, ed anche la ragazza di cui era innamorato, Pinuccia, che, messa alla porta dalla famiglia, ha dovuto prostituirsi per vivere e mantenere il figlio che Mario non sapeva di aver generato. A poco a poco, il reduce redivivo ricostruisce la sua vita e quella della donna amata, ma il richiamo di El Alamein e il desiderio di ritornare là dove è morto è troppo forte. Questa volta, però, non sarà solo, ma accompagnato dalla sua donna.
L’elemento fantastico che caratterizza e rende intrigante tutta la storia è il motivo conduttore che permette una ricostruzione cruda ma convincente dell’epoca fascista prima, di alcuni scenari della seconda guerra mondiale e della lotta partigiana poi, per finire con uno scorcio dell’Italia degli anni ’70.
Un romanzo a tinte forti, ben ritmato, denso e ricco, con personaggi a tutto tondo “di carne e di sangue”, capaci volta a volta di amore o violenza, vendetta o perdono.

il diario intimo di FilippinaIl diario intimo di Filippina de Sales di Piera Rossotti Pogliano

Trama

Il punto di partenza di Diario Intimo è stato la ricerca storica, ed in particolare la ricerca della risposta alla domanda: si può parlare di un Piemonte giacobino e napoleonico? In fondo, si tratta di un periodo talmente breve, soltanto un quindicennio, che forse è esagerato considerare tanto importante.
A mano a mano che approfondivo l’argomento, che mi perdevo tra ricerche d’archivio e contributi di studiosi di grande rilievo, mi rendevo conto che non sarei mai riuscita a trovare una risposta assoluta. L’unica possibilità era dare una risposta “parziale”, cioè guardare quel periodo attraverso gli occhi di un personaggio che me lo potesse far comprendere meglio.
Leggendo l’opera fondamentale che Rosario Romeo ha scritto su Cavour, e poi la corrispondenza degli anni giovanili dello statista, ho trovato a più riprese allusioni alla nonna paterna, Filippina de Sales, una Savoiarda venuta sposa giovanissima a Torino, nel 1781, deceduta nel 1849. Di quanta grande Storia è stata testimone questa donna, da un osservatorio privilegiato come quello che le poteva offrire una famiglia così in vista!
Dalla Rivoluzione francese, al periodo del Consolato e dell’Impero napoleonico, quando il Piemonte è diventato parte integrante della Francia, alla Restaurazione, fino all’inizio delle guerre per l’Indipendenza…
Allora, ho provato a guardare attraverso i suoi occhi.
Ma non c’era soltanto la grande Storia, c’erano anche tutte le minuzie della quootidianità. Così, mi sono inventata il suo Diario, per raccontare.
In fondo, troverete una bibliografia, ma questo è un ROMANZO, scusate se lo “scrivo a voce alta” utilizzando il carattere maiuscolo. È documentato con attenzione, ma NON è un documento storico.
Marguerite Yourcenar ha scritto, nei suoi Carnets allegati ai Mémoires d’Hadrien: “ In un modo o nell’altro, ricostruiamo sempre il passato a modo nostro. È già molto utilizzare solo pietre autentiche”.
Questo ho tentato di fare, ma posso anche dire, imitando Flaubert, che, almeno un pochino, “Philippine, c’est moi”. Non so se lei sarebbe d’accordo, io sono una proletaria miscredente, lei era una dama di antica nobiltà, pronipote di San Francesco di Sales. Ma ho cercato di entrare nella sua mente e nel suo cuore.
Se ci sono riuscita, potrà dirlo il lettore.

dal nero al biancoDal nero al bianco di Nadia Dovano

Trama

La vita del brillante ingegnere meccanico Nadia Prando è, apparentemente, prevedibile e appagante, costellata di discreti successi professionali, amicizie di lunga data e flirt occasionali.
Basta però l’arrivo di un paio di e-mail misteriose a far crollare la barriera difensiva che la ragazza ha eretto nel corso degli anni. Il mittente è infatti Andrea, il grande amore di parecchi anni prima, che Nadia aveva allontanato da sé per paura di mettersi in gioco.
A quanto pare il ragazzo le sta mandando indizi strampalati, che lei non riesce a capire, ma che ritrova, del tutto fortuitamente, nel corso di un soggiorno a Londra. Tante coincidenze illogiche e inaspettate mettono in crisi la giovane troppo razionale, e la costringono a rivivere il passato; non solo il proprio, ma quello di altre Nadia prima di lei, che hanno dovuto scontrarsi con le avversità del destino e, soprattutto, con le debolezze dell’animo umano.
Una sorta di caccia al tesoro a mosaico riporta inizialmente la ragazza nell’Europa infiammata dalla Prima Guerra Mondiale, dove un’altezzosa e indipendente Nadezhda parte da Pietrogrado alla ricerca del padre, approda in Inghilterra e qui si innamora del giovane Andrea Visconti, con il quale farà un nefasto rientro in patria.
Successivamente, gli indizi conducono ancora più indietro nel tempo, nella Valacchia del 1300, dove una giovanissima e ingenua Nadia, moglie di un vecchio nobile, aiuta il figlio illegittimo di Bernabò Visconti nella risoluzione di un enigma che potrebbe fargli guadagnare il riconoscimento del padre, legandosi a lui indissolubilmente.
È chiaro che sulla coppia Nadia-Andrea grava un’antica maledizione. Però, dopo duemila anni, i nostri involontari eroi contemporanei hanno finalmente la possibilità di mettere da parte ambizione ed egoismo per lasciar trionfare l’amore. Forse non è nemmeno tanto difficile…
Dal nero al bianco è il primo romanzo di Nadia Dovano, talentuoso acquisto della scuderia EEE-book, la cui penna riesce a emozionarci con uno scritto che sa di epica, ricreato tra mito, realtà e fantasia. Con padronanza di stile, ritmo e ironia, semplicità e immediatezza, la Dovano ci introduce in un mondo antico e moderno, sentimentale e avventuroso, facendoci vivere le gesta e le emozioni di un fitto gruppo di personaggi densi e avvolgenti. Edito nel 2012, anno che verrà ricordato per la crisi sociale e per il vuoto di valori, questa favola eroica mantiene la sua promessa di dilettare i lettori, regalando quell’ideale di leggerezza e bellezza che la realtà contemporanea va negando. Imperdibile.

Filippina va in cittàFilippina va in città di Piera Rossotti Pogliano

Trama

Siamo nel 1781, e la diciannovenne, ricca e nobile savoiarda, sposa il marchese Filippo Antonio di Cavour, quarantenne poco attraente e spiantato, benché primogenito di una famiglia illustre. Nel mese di febbraio, Filippo si reca al castello di Thorens e tre giorni più tardi hanno luogo le nozze: un’unione combinata, ovviamente, che tuttavia la giovane accetta obbediente; subito dopo, nel cuore dell’inverno, la coppia si mette in viaggio verso Torino, attraversando il passo del Moncenisio.

la sposa del sudLa sposa del sud di Claudio Danzero

Trama

Enza, una diciottenne siciliana dal carattere forte e deciso, ascolta di nascosto le conversazioni segrete dei suoi cugini, affascinati dall’idea dell’unità italiana e soprattutto spinti dal desiderio di far parte di un Paese più evoluto e dinamico e, quando questi partono come volontari verso il Nord per partecipare ai moti del 1848, li segue di nascosto. Ben presto, la ragazza si scontrerà però con la realtà e prima di tutto con la necessità di trovare un lavoro per vivere. Questo romanzo, ben documentato, è quello della nascita dell’Italia, sia dal punto di vista storico-politico, attraverso le guerre per l’indipendenza, sia attraverso gli aspetti economici: le ferrovie, i trasporti marittimi, la nascente industria, l’impiego dell’elettricità, ed ha inoltre il merito di presentare, attraverso gli occhi dei personaggi, le diversità culturali, le analogie e le differenze tra Nord e Sud, che si scoprono profondamente diversi, ma non incompatibili.

Il LongobardoIl Longobardo – Terra di conquista di Andrea Ravel

Trama

Anno Domini 773. Carlo Magno valica le Alpi alla testa di un imponente esercito e in poche settimane cancella il regno longobardo dalle carte geografiche.
Dopo duecento anni di pace l’Italia si trasforma nuovamente in un campo di battaglia dove ognuno deve scegliere da che parte schierarsi. Un dilemma che angoscia anche Claudio, giovanissimo discendente dell’antica e potente famiglia dei Ravello. La sua decisione è resa ancora più difficile dall’improvvisa morte del padre e dalla cospirazione, ordita dai suoi nemici, per ucciderlo e impadronirsi di tutti i beni della famiglia.
Mentre il rombo della cavalleria franca risuona nella pianura devastata dalla guerra, Claudio, aiutato dal fedele amico Mistico e da un pugno di coraggiosi, ingaggia una disperata lotta contro avversari astuti e spietati, compiendo il percorso di maturazione che lo trasformerà in un uomo.
Terra di Conquista è un romanzo dal taglio cinematografico e ricco di dialoghi, nel quale la storia è filtrata attraverso gli occhi del protagonista, che racconta in prima persona. Il risultato è un affresco straordinariamente accurato di un’epoca violenta e remota in cui la cultura di Roma, nonostante l’imporsi della barbarie, non è del tutto spenta, ma sopravvive oltre che nell’orgoglio di Claudio, anche nella forza unificante della lingua latina e della religione cristiana.
Teatro di questa avventura sono la città di Torino, allora sede di un importante ducato, i contrafforti delle Alpi e le paludi e i boschi che all’epoca occupavano gran parte della valle del Po.

il piede sopra il cuoreIl piede sopra il cuore di Mario Nejrotti

Trama

Sicilia, 1943: mentre gli Alleati sbarcano in Sicilia, la mafia si prepara ad essere protagonista dei nuovi scenari politici del dopoguerra collaborando con gli americani e cercando di insediare i suoi uomini ai posti di potere, mentre cerca di trarre ancora tutti i guadagni possibili dalla borsa nera e dalle connivenze con il fascismo, che ormai sferra gli ultimi colpi di coda. Le persone integre, quelle che rifiutano la collusione, vengono eliminate senza pietà: è il caso del professor Di Salvo, che muore in un attentato in cui è sterminata anche la sua famiglia. Per un caso fortuito, si salverà soltanto il piccolo Santino, che resta solo al mondo. Ma un personaggio molto singolare entrerà in gioco per prendersi cura di lui. Questo romanzo, dove è protagonista la “piccola storia” quotidiana delle persone, che scorre a fianco della Grande Storia, conduce anche a una riflessione più intima e profonda sul significato della libertà, della responsabilità, della giustizia, della comprensione e, in definitiva, della difficoltà e della grandezza di essere uomini.

il tramonto delle aquileIl tramonto delle aquile di Chiara Curione

Trama

Manfredi di Svevia, ultimo sovrano svevo del regno di Sicilia, racconta in prima persona le complesse e drammatiche vicende di cui fu protagonista, fino alla battaglia di Benevento, in cui perse la vita nel 1266, sconfitto da Carlo d’Angiò. Romanzo scorrevole, di buona scrittura, è adatto anche ad un pubblico giovane, ed ha il merito di avvicinare il lettore alla storia di un periodo complesso e travagliato, in cui il papato lotta per essere protagonista di primo piano, ed usa tutti gli strumenti, compreso quello della scomunica e il sostegno al partito guelfo, per tentare di avere ragione dei suoi avversari del partito ghibellino, di cui Manfredi è il capo riconosciuto. La documentazione attenta e accurata permette inoltre al lettore di immergersi nella vita quotidiana dell’epoca, ricostruita vividamente attraverso un’ambientazione convincente e di comprendere la mentalità medievale, le credenze, le abitudini, di un’epoca in cui affondano le radici del mondo moderno.

l'eredità di AmosL’eredità di Amos di Gemma Piazzardi

Trama

L’eredità di Amos racconta una storia giocata tra presente e passato: il presente è quello di Athina Delimari, una giovane archeologa, che nel 2012 si reca nell’isola di Rodi alla ricerca dei documenti lasciati, ne è certa, dal nonno paterno, Amos, venuto poi a nascondersi a Roma, dove viene catturato con la famiglia perché ebreo proprio mentre gli Alleati stanno entrando nella capitale nel giugno del 1944, cattura a cui sfugge per un semplice caso una figlia, Miriam, che sarà la madre di Athina. La storia del passato inizia nel 1937, quando il nonno Amos, allora giovane e promettente archeologo specializzato nella traduzione di epigrafi, conduce le sue ricerche nelle isole di Rodi, Kos e Kalymnos, sottraendosi così, in un primo tempo, alle leggi razziali promulgate nel 1938; a Rodi, il giovane conosce la nipote del governatore italiano dell’isola, la bella Germana, che diventerà sua moglie, gli darà due figli, Davide e Miriam, e lo seguirà fino alla fine nel suo tragico destino. Attraverso le ricerche della giovane Athina viene messo in scena un periodo buio e difficile della storia d’Italia, con i giochi di potere e l’arrivismo di alcuni loschi individui, il declino del fascismo ma anche la generosità e l’amicizia perfino di persone che la storia indicava invece come nemiche.

XII il segno dei giustiXII – Il segno dei giusti di Pino Benincasa

Trama

Un paesino dell’Italia meridionale, negli anni del fascismo, la festa patronale in onore di san Giustino da celebrare, contadini che reclamano giustizia e un podestà proprietario terriero con una moglie giovane, bella e innamorata… ma non del marito, un maresciallo dei Carabinieri, il parroco, il dottore, il maestro elementare: un microcosmo sconvolto dalla misteriosa scomparsa di alcuni bambini, dove giungono un gerarca fascista e un manipolo di Camicie Nere, apparentemente per indagare. Ma l’oggetto della loro indagine è ben più importante, agli occhi del Duce, di qualche moccioso scomparso.
In questo romanzo si intrecciano e si fondono reale e fantastico, tra luoghi suggestivi, remoti enigmi, fenomeni naturali estremi, fino a ricondurre lì dove la storia ha inizio.

 

Opportunità e difficoltà

La Storia la scrivono i vincitori: il Romanzo Storico, opportunità e difficoltà.

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di Enea De Alberti

A mio avviso, i primi esempi di romanzo storico vanno cercati tra i versi dell’Iliade e dell’Odissea.
Omero riuscì a raccontare storie incredibili di uomini-eroi, donne fatali ma anche fragilmente vittime di umani sentimenti, guerre, viaggi, tradimenti, vendette, passioni… insomma, tutto il corollario a cui ancora adesso si attinge per scrivere un romanzo. Ma nello scrivere l’Iliade, l’antico autore si appropriò di una storia reale, di una guerra vera da usarsi come intelaiatura sulla quale creare il racconto spesso fantastico, tratto poi molto più sviluppato nella successiva Odissea. E se la storia ha il compito di raccontare in bianco e nero gli avvenimenti, cercando il più possibile di restare aderente alla realtà e rinunciando a mitizzare il vincitore di turno, il romanzo, che della storia è figlio, ha la possibilità di colorare quei resoconti spesso illeggibili perché zeppi solo di date, nomi di sconfitti e vincitori, luoghi delle battaglie, ecc.
29_06_1958_anterioreEcco allora nascere, non nella rigorosità scientifica dello storico ma nella fantasia dello scrittore, un racconto parallelo in cui gli eterni motivi economici, che portano a una  guerra, sono deviati e sublimati in inverosimili amori, egoismi, slanci di eroismo. Ma se da un lato attingere dalla storia, magari con l’aiuto di persone che l’hanno vissuta in prima persona, è facile e allettante, bisogna fare attenzione a non cadere in almeno un paio di errori.
Il primo più comune errore è quello di prendere per oro colato tutte le informazioni raccolte. È noto che la storia la scrivono i vincitori, un po’ meno noto è che prevalentemente la raccontano i reduci. E nei racconti dei reduci non c’è mai, né mai ci sarà, quella serenità di giudizio che ci permette di essere a nostra volta obbiettivi.
Un ricordo personale mi riporta a tanti anni fa quando il 4 Novembre era festeggiato con inni cortei e celebrazioni varie, a cui seguiva un pantagruelico banchetto. Ebbene, dopo le abbondanti libagioni, nessuno di quei cari vecchietti raccontava la vita grama della trincea o la prigionia, ma tutti parlavano del Piave o del Monte Grappa, anche, e soprattutto, quelli che non ci erano stati.
11nov17Il secondo errore, credo comune a tanti scrittori, è quello di farsi prendere la mano dal racconto di fantasia e perdere il filo logico degli avvenimenti, confondendo date e luoghi. E il reduce, semi addormentato, o lo storico intento ad armeggiare sul telefonino, mentre scorre la presentazione del libro, improvvisamente balzeranno in piedi come due cobra urlando a tutti che la tale battaglia è avvenuta prima e non dopo della presa della tal’altra città o viceversa. Per cui bisogna sempre tenere sotto mano una documentazione a cui attingere; un consiglio è quello di procurarsi un foglio matricolare militare di un personaggio, che ha attraversato più aree in tempi diversi e su quello scatenare la fantasia.
Naturalmente fin qui ho collegato il romanzo storico a guerre e rivoluzioni perché, in quei frangenti, si sviluppano tutte quelle aberrazioni, che spesso sono alla base di racconti, che più si discostano dalla vita di tutti i giorni e, pertanto, diventano più interessanti, prima da scrivere e poi da leggere. Ma nulla toglie che contesti storici meno drammatici possano essere usati e altrettanto felicemente sviluppati.
Che aggiungere? Visto che il romanzo storico, come tutti i romanzi, alla fine è ricco di sangue e sesso e visto che di sangue l’umanità ne ha già fatto scorrere fin troppo, speriamo che le ultime vicissitudini storiche a cui attingere restino veramente le “ultime”.
Con buona pace di noi scrittori!

Enea De Alberti ha scritto, per la collana Romanzo StoricoRitorno a El Alamein

È difficile scrivere un Romanzo Storico?

Il contorno storico è d’obbligo, niente è inventato.

Romanzo Storico

di Mario Nejrotti

Mi è stato domandato quali difficoltà abbia incontrato a scrivere un romanzo storico.
Quesito difficile.
Definirei il mio romanzo come storico-fantastico. Non mi si fraintenda, il “fantastico” di questa storia è solo nei personaggi, anzi particolarmente in un personaggio, il contorno storico è rigoroso e rintracciabile: niente è inventato.
Se ripenso alla nascita della storia che mi veniva da raccontare, mi rendo conto che l’ambientazione storica non è stata decisa a priori. È scaturita dagli occhi dei miei personaggi. Il “tempo della storia” non ha accolto i protagonisti, sono stati loro che lentamente, con fatica si sono resi conto del periodo in cui vivevano. Il personaggio di Tonio, poi, è assolutamente estraneo alla Storia, con l’esse maiuscola, che gli scorre davanti agli occhi. Solo l’emozione dell’incontro con il bambino Santino, lo porta a considerare con partecipazione il tempo e i fatti che hanno segnato l’esistenza di quell’essere umano di cui per la prima volta gli importa veramente qualcosa. Gli occhi degli attori del mio libro guardano il loro tempo e ne subiscono i contraccolpi. Credo che il periodo storico de “Il piede sopra il cuore” sia nato insieme alle passioni e all’angoscia dei suoi personaggi.
il piede sopra il cuoreMentre descrivevo i primi palpiti di sentimento di Tonio e l’angoscia terribile di Santino, che non poteva ricordare un orrore insopportabile, mi sono reso conto che mi veniva naturale collocarli in uno dei momenti più disperati della nostra storia recente. Un periodo non estraneo a me bambino, vivo come era ancora negli anni cinquanta nei racconti che ascoltavo da chi gli orrori dell’ultima guerra aveva vissuto e subito.
Una volta svelato il luogo, scaturito dalla prima descrizione dell’arida landa montagnosa in cui viveva il misterioso Tonio, i monti dietro la città di Palermo, e compreso il significato dei suoni che gli facevo udire e che io stesso ascoltavo dentro di me, non mi restava che inserire il dramma di Santino in quel momento di disastro sociale e morale conseguente al crollo di un sistema politico, nei giorni della sconfitta definitiva ed irreversibile dell’Italia nella seconda guerra mondiale: lo sbarco degli alleati, inglesi e americani, sul suolo del nostro Paese. A questo punto l’ordito storico scaturiva da una serie di domande che mi facevo per collocare personaggi, avvenimenti, dettagli nel loro giusto contesto. Direi che il periodo storico mi ha scelto!
Non ho mai pensato di scrivere un romanzo sullo sbarco degli anglo-americani in Sicilia o sui risvolti militari e politico-sociali della caduta del fascismo in Sicilia. E neppure ho pensato a una denuncia delle infiltrazioni mafiose nel nostro Paese a partire dal 1942. Ciò non toglie che la difficoltà più grossa che ho affrontato è stata senz’altro la cronologia della disperata fuga di Tonio, di Santino, del tenente Soriani, del professor di Salvo e di tutti gli altri, rispetto ai grandi avvenimenti che stavano accadendo. Uno spaccato di storia della durata di circa una settimana del luglio 1943, la più importante per l’Italia, dallo sbarco al giorno successivo alla seduta del Gran Consiglio che destituì Benito Mussolini e determinò la caduta del regime.
Da questo tempo presente della vicenda, attraverso le immagini e i ricordi, spesso racchiusi nelle menti dei protagonisti e che cercavo di esplorare e descrivere, uscivano flash del recente passato dall’inizio della guerra.
The_British_Army_in_Sicily_1943_NA5335La guida principale nello scegliere di che cosa e come scrivere molte pagine di questo libro sono state le domande che mi ponevo. Esse nascevano dalla quotidianità dei personaggi che prendevano forma. Che cosa cucinavano? Come erano le automobili? Quando ha giocato l’ultima partita il Palermo Juventus e con chi? Come era il pane? La borsa nera era tutta malavita o era anche uno strumento per sopravvivere? Come riusciva la mafia a cavalcare questo momento disperato e che cosa si preparava a fare? Gli italiani chi odiavano di più come nemici in quegli anni? Gli americani o i tedeschi? E gli alleati come ci vedevano tra il 1941 e il ’43? Erano davvero dei liberatori o la nostra impressione storica non era completa? Gli ebrei, in fondo, nonostante le leggi razziali, soffrivano davvero una violenta discriminazione o era vero il detto comune “Italiani brava gente”?
Per ognuna di queste domande si rendevano necessarie una ricerca e un’analisi critica. Certo, è impossibile scrivere un romanzo di carattere storico senza studio e approfondimento: lavoro che ho fatto, perché era parte del piacere di costruire la vita dei protagonisti. Un lavoro che, però, ha dovuto quasi scomparire dalla vicenda e guai se fosse trapelato di più. Altrimenti il romanzo sarebbe rimasto sospeso in un limbo tra trattato storico e narrazione e non sarebbe mai sbocciato.
Molte situazioni minime sono legate alle esperienze di un bambino: il pane già da due anni senza il sesamo, la “mafalda”, che non si poteva sbocconcellare, pena punizioni terribili da parte del papà; la penicillina che arriva alla borsa nera portata dagli americani e più preziosa dell’oro; le caramelle delle suore; le macerie degli spaventosi bombardamenti di primavera a Palermo, ma che diventano un mondo fatato per i bambini che giocano a nascondersi con il più grande, Giuseppe. Sullo sfondo dei giochi di quel ragazzo cresciuto in fretta, si vede in tralice la tragedia della campagna di Russia.
capa-pal22sLa vera difficoltà per me non è stata approfondire gli argomenti, ma sfumarli e amalgamarli con la vita e l’animo dei personaggi.
Anna che piange il marito scomparso in Albania e che rifiuta la retorica di una medaglia al valore, fa intravedere le motivazioni politiche della campagna di conquista Italiana, ma esse restano sullo sfondo come il carboncino del pittore, che sfumando mette in evidenza i contorni delle figure, e nel libro fanno risaltare i sentimenti della donna che odia quella guerra e la violenza verso altri “poveracci” come loro. Nessun particolare è stato scelto a caso e tutti hanno avuto bisogno di approfondimento. In questo modo i miei personaggi hanno vissuto la loro storia in un tempo che non poteva essere che quello, perché loro sono frutto di quel tempo.
Ecco un’altra difficoltà legata alla storia minima dei personaggi e al loro comportamento sulla “scena”: devono essere uomini, donne e bambini di quel tempo e non possono avere tratti moderni nella loro descrizione e nel loro modo di esprimersi, di sentire. Per esempio non deve vedersi, come in certi vecchi film sull’antica Roma, un orologio al polso di un centurione. E questo, se si riesce, è tanto più difficile e meritorio per lo scrittore quanto più il tempo della narrazione è lontano dal suo.
Io non so se scriverò ancora un romanzo storico, ma certo ammiro chi riesce ad ambientare personaggi veri in tempi molto, molto remoti. Il mio personaggio “chiave” Tonio, mi permette di cavalcare il tempo e di narrare la Storia, senza uscire dalla trama.
Se dovessi descrivere con un’immagine il tempo del mio romanzo, potrei dire che contiene tutto quello dell’umanità e ancor di più, ma è come se si osservasse sullo schermo di un cinema un film in cui le immagini prima scorrono velocissime in un turbinio di colori da un passato inimmaginabile. Poi rallentano su un breve periodo, in una sempre più lenta carrellata, un po’ sfocata. Giungono finalmente a mettere a fuoco sette giorni per permettere all’osservatore-lettore di guardare, curioso e meravigliato, una vicenda tragica, misteriosa e fantastica allo stesso tempo.
Quando giunge alla sua conclusione, che conclusione non è, come nella vita vera, le immagini riprendono a scorrere velocissime verso un futuro di cui lo spettatore non riesce più ad intravvedere la fine.

Mario Nejrotti ha scritto, per la collana Romanzo Storico, Il Piede sopra il cuore

La Voce della poesia

Voce, quando la poesia acquista una nuova tonalità.

Voce

Con la seconda edizione della sua silloge Voce, Elisabetta Bagli riprende alcuni dei temi che le sono più cari e allarga ulteriormente il suo sguardo, tornando anche a osservare, con il suo modo di sentire viscerale, il mondo che le sta attorno. Affronta temi quali le radici, anche se la terra, in cui esse affondano, assume sapori diversi; le donne e la femminilità, raccordandosi a uno degli argomenti a lei più cari; la vita nelle sue molteplici sfumature e, immancabile, l’Amore. Un amore che coglie tutte le accezioni possibili: vissuto, negato, frustrato, passionale, finito e sognato.
Una raccolta poetica completa e intensa, che ripropone i versi raccolti in un periodo fresco nella poetica dell’autrice, arricchiti oggi da una sapiente dose di maturità stilistica e di maggiore introspezione personale.
Le poesie presentate, in versi liberi, sono tutte caratterizzate da uno stile ricercato e raffinato, ma senza mai diventare pesanti o nebulose. La vita è vita e se ne parla, per quanto in veste poetica, in modo diretto, toccando, come solo pochi autori sanno fare, l’anima del lettore. Conducendolo nei meandri dell’intimo, anche in anfratti mai visitati prima, attraverso la parola che scorre a volte placida, altre volte impetuosa.
Voce presenta una panoramica a 360° sull’esistenza e sulle situazioni quotidiane, viste, interpretate e descritte dall’occhio sensibile e dalla mano unica di una poetessa che è un astro nascente nel panorama poetico italiano e internazionale.

Introduzione:

Elisabetta Bagli è un’autrice che ha seguito un percorso anomalo nel suo raggiungere la poesia. Infatti è giunta alla sua attuale posizione, di astro nascente nel panorama poetico contemporaneo italiano, dopo una lenta ma fruttuosa maturazione che l’ha portata a vivere a Madrid, città in cui risiede e opera attivamente nell’ambito culturale.
Le sue opere sono: “Voce”, di cui questo volume è una seconda edizione rivista e corretta nonché ampliata, “Dietro lo sguardo”, la sua seconda silloge poetica e “Mina, la fatina del lago di cristallo”, fiaba per bambini estremamente apprezzata.
Con le sue poesie, Elisabetta si è fatta notare e stimare in importanti contesti in cui ha rapidamente raggiunto la fama di conoscitrice della letteratura, intesa nel suo senso più ampio e non solo nell’ambito della poesia.
Ma questo è solo una parte di quello che Elisabetta ha fatto. Chi è invece è un discorso più ampio e complesso da affrontare, in quanto Lei è una persona dalle molteplici sfaccettature, che la rendono in grado di cogliere sfumature di comportamenti sia nelle persone che nelle comunità in cui opera.
Riesce a percepire le sensazioni grazie a una forte empatia e interagisce sempre in modo positivo con chi la circonda. Tutto ciò, unito a un’eccezionale sensibilità, la rende capace di inquadrare molteplici situazioni nelle sue opere scritte, soprattutto in poesia, in cui concentra i significati di ciò che vede interpretandoli alla luce della sua personale percezione.
Come persona possiamo dire che è un turbine in costante movimento, sempre tesa a portare una scanzonata allegria in ogni gruppo di persone in cui interagisce, conquistando tutti con un sorriso ammaliante.
Elisabetta Bagli è un’amica, una di quelle persone che, quando le incontri nella vita, ti rendi subito conto di quanto siano speciali. Amo definirla un’anima di acciaio in un involucro di cristallo e, come il cristallo, le schegge possono diventare estremamente acuminate e taglienti. Il suo impegno verso gli autori esordienti è ben noto ma, per chi ancora non lo sapesse, Elisabetta è la co-fondatrice de Il Mondo dello Scrittore Network, un circuito in cui gli autori vivono il ruolo da protagonista. Il suo apporto è essenziale e lo dimostra tutti i giorni trovando, anche in terra di Spagna, spazi in cui poter promuovere i libri degli altri. Tanta generosità le è tipica, accompagnata dal suo sorriso solare, affronta tematiche anche spinose con quella passione che riesce a riversare anche negli scritti. Il suo animo sensibile la porta a non chiudere mai gli occhi davanti ai problemi, anche se questo la costringe verso stati d’animo sofferenti. Tuttavia, è la sua caparbietà a emergere, il suo desiderio nel credere nell’uomo e nella sua capacità di saper costruire un mondo migliore. Eppure, il suo animo umile non riflette lo stesso credo, per quanto la sua stella possa brillare, Lei non pensa di poter essere un astro di tali proporzioni, dimostrando, ancora una volta, quanto Grande possa essere il suo coraggio di essere Donna in una società moderna.

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