Chiara Curione al Bitonto Città dei Festival: Viaggi Letterari nel Borgo – VI Edizione

Chiara Curione al Bitonto Città dei Festival: Viaggi Letterari nel Borgo – VI Edizione

VENERDI’ 20 OTTOBRE 2016 – Alle 18.30 presso il Salotto letterario “Centro studi G. Degennaro” (L.go Teatro 7 – Bitonto) Per il “Parco delle Arti” – PROGETTO COMUNALE BITONTO CITTA’ DEI FESTIVAL: VIAGGI LETTERARI NEL BORGO – VI EDIZIONE, CHIARA CURIONE presenterà il suo ultimo libro “Il Tramonto delle aquile“, EEE-Edizioni Esordienti E-book

IL LIBRO: Manfredi di Svevia, ultimo sovrano svevo del regno di Sicilia, racconta in prima persona le complesse e drammatiche vicende di cui fu protagonista, fino alla battaglia di Benevento, in cui perse la vita nel 1266, sconfitto da Carlo d’Angiò.

Romanzo scorrevole, di buona scrittura, è adatto anche ad un pubblico giovane, ed ha il merito di avvicinare il lettore alla storia di un periodo complesso e travagliato, in cui il papato lotta per essere protagonista di primo piano, ed usa tutti gli strumenti, compreso quello della scomunica e il sostegno al partito guelfo, per tentare di avere ragione dei suoi avversari del partito ghibellino, di cui Manfredi è il capo riconosciuto.

La documentazione attenta e accurata permette inoltre al lettore di immergersi nella vita quotidiana dell’epoca, ricostruita vividamente attraverso un’ambientazione convincente e di comprendere la mentalità medievale, le credenze, le abitudini, di un’epoca in cui affondano le radici del mondo moderno.

L’AUTRICE: Chiara Curione (Bari, 1962) è autrice di racconti e romanzi e collabora con il laboratorio di lettura della biblioteca di Gioia del Colle.

La sartoria di Matilde è il suo primo romanzo, poi ha pubblicato una raccolta di fiabe storiche su Federico II che ha offerto lo spunto per alcune rappresentazioni teatrali, quindi il romanzo storico.

Un eroe dalla parte sbagliata. Nel 2012 è uscito il romanzo Una ricetta per la felicità (Besa editore). Con Il tramonto delle aquile si è classificata tra i vincitori del concorso per il romanzo storico indetto da EEE-book nel 2014.

A cura del “Circolo dei lettori”

Bitonto (Bari)
Salotto Letterario Degennaro
Largo Umberto Teatro, 7
ore 18:30
ingresso libero

48 ore alla finale

48 ore alla finale

Mancano 48 ore alla finale della terza edizione del Premio Internazionale Terra di Guido Cavani e poi sapremo cosa accadrà ai nostri finalisti

Fra i finalisti della terza edizione del TDGC ci sono ben quattro titoli EEE che, in un modo o nell’altro, spiccheranno fra le prime sette posizioni della classifica definitiva. E noi, ovviamente, ci auguriamo che almeno uno dei quattro autori (anzi cinque perché un libro è stato scritto da due autrici), salga in cima al podio, aggiudicandosi così il primo posto.

Questo è un piccolo vanto in cui vogliamo sperare, se non altro perché sarebbe la conferma che il nostro lavoro porta i suoi buoni frutti, che i libri EEE sono davvero di qualità e che gli autori, che fanno parte della schiera voluta da Piera Rossotti, hanno numeri da vendere.

Vediamo, dunque, quali sono i titoli rimasti in gara e che hanno buone probabilità di vincere. In ordine alfabetico:

Il mare ad occhi chiusi

di Elena Grilli

 

Un omicidio strano, quello di un barista ritrovato con un foro di proiettile in fronte e misteriosi segni su una mano. Un delitto che risveglia la sonnolenta città di Ancona, desta antiche paure, scuote fino a far emergere segreti che erano sepolti dietro rassicuranti apparenze. Una coraggiosa ragazza usa il suo acume per destreggiarsi in una trama intricata che evolve con ritmo frenetico, sfiorando pericoli e doppi giochi mortali. Uscirne viva è una sfida che non è scontato vincere.

Come il mare ad occhi chiusi è un giallo mozzafiato, dove nemmeno la soluzione finale è in grado di offrire il conforto di una certezza. La verità è molteplice, ha più facce e quando il caso sembra risolto, tutto si capovolge di nuovo, per far affiorare segreti ancora più reconditi ed inquietanti.

L’anno che portavi i capelli corti

di Danae Lorne e Lena Vinci

 

Silvana deve tornare in Toscana, dopo venti anni d’assenza, per seppellire suo padre. E rovistando tra le polverose cianfrusaglie di quel passato che si era lasciata alle spalle scopre delle lettere, vecchie lettere nascoste con cura. Chi scrive è Agnese l’amante di Elena… sua madre.

Le due donne si erano conosciute da ragazze e si erano innamorate nonostante tutto. Nonostante la vergogna, nonostante la paura e l’ipocrisia di un mondo che stava per cambiare (erano gli anni sessanta) ma che ancora non era pronto ad accettare un amore “diverso” come il loro. Elena però non aveva avuto il coraggio di sfidarlo fino in fondo quel mondo, ad un certo punto si era illusa di poter condurre una vita “normale” e si era chiusa nella sua nicchia protetta costringendosi  a recitare il ruolo di moglie e di madre.

Per Silvana comincia quindi uno struggente viaggio a ritroso che le racconterà l’altra faccia dell’amore, di un amore sacrificato alla vergogna ma che resisterà al tempo e alla morte e darà a lei il coraggio di rimettersi in discussione e cambiare la sua vita.

La stanza dei fiori

di Gianni Vigilante

Mario ha quattro anni quando muore sua madre; l’evento luttuoso cambierà il corso della sua vita e quella di altri “compagni di viaggio”.

Nel 1961 il commissario Giovanni Fantaguzzi di estrazione tecnico-scientifica e il suo collaboratore, il brigadiere Pone, presunto umanista, si trovano ad indagare sulla morte di un prete; un caso apparentemente semplice, la cui prima soluzione, ben presto, appare poco convincente. Svela infatti una realtà inquietante dietro la facciata perbenista, che forze di potere non vogliono trapeli. L’indagine diviene un duello tra l’ispettore e i sospettati e il potere che lo blandisce lo tenta a mettere da parte i suoi principi.

Tra gli indiziati c’è Mario divenuto adolescente. Dall’aspetto, si direbbe un teddy boy, frequenta cattive compagnie ed è sulla linea di confine tra infanzia e età adulta, tra bene e male, e sembra ormai predestinato al carcere minorile di Nisida. Nei momenti di paura, che non mancano nel suo quotidiano, invoca la mamma che lo guarda dalla luna, ma su questa terra, chi dovrebbe prendersi cura di lui, insidia la sua innocenza e il suo profondo sentimento religioso.

Ne risulta un “dramma giocoso”, in cui temi delicati sono affrontati con apprezzabile ironia e leggerezza, ma mai banalmente. Si distingue per l’approccio critico alla storia della città, tra personaggi suggestivi, coloriti e singolari, talvolta molesti; tra devozione e malavita. L’eclissi con il suo cupo sudario sospende il respiro vitale della città; nei Quartieri Spagnoli la legge Merlin ha sconfitto l’ipocrisia, ma messo in strada, nei vicoli intrisi di disperazione, una tragica umanità. I destini si intrecciano e gli amori superano il confine della trasgressione; tutto contamina ed è contaminato; dalla parlata: tra slang, dialetto e lessico della Camorra; all’amore: triviale quello delle prostitute, tenero quello degli amanti, e ingenuo quello dei baci degli adolescenti.

È un narrare in rappresentazione dell’assurdo: i personaggi prendono scena, con tic, ammiccamenti, smorfie, posture e rivelano con denunce e confessioni i fatti, mostrando la propria intima natura. Tutti scrutano un punto lontano al di sopra delle umane cose, qualcosa verso cui stanno avanzando, a rammentarci la Morte.

Un’altra direzione

di Lorena Marcelli

Fine anni ’70: è già in vigore in Italia la legge sull’aborto, ma per la sedicenne Manuela, incinta di Augusto, di cui si è perdutamente innamorata, la famiglia rigorosa e benpensante non vede altra soluzione che il matrimonio “riparatore”. Il ragazzo, però, è dedito all’alcool e alla cocaina, e si rivela ben presto un marito violento e irresponsabile. Un grave incidente d’auto lascerà Manuela vedova con una figlia piccola e un altro bimbo in arrivo a soli ventitré anni.

Più tardi, Manuela cercherà di formare una nuova famiglia con Gianni, ma anche quest’ultimo si rivelerà essere l’uomo sbagliato. Grazie all’aiuto dell’amica Chiara, Manuela comprenderà alla fine che è possibile trovare, per la sua vita, un’altra direzione.

Un romanzo al femminile forte e vero, sulla difficoltà di essere donna e sul diritto alla felicità.

Vogliamo menzionare anche Daniela Vasarri che, pur non partecipando con un libro pubblicato da EEE, ha proposto Una vita così.

Infine, vi ricordiamo che la premiazione per la sezione C, quella inerente gli ebook editi, e la sezione D (le sceneggiature) si terranno il 7 ottobre nella Sala della Cultura di Serramazzoni alle ore 11, mentre la finale prevista (sempre il giorno 7) per i racconti inediti e la sezione giovani si terrà al Teatro Astoria di Fiorano Modenese alle ore 20.45

 

Un grande in bocca al lupo a tutti!

Perché il romance è femminista e perché il femminismo ha bisogno del romance

Perché il romance è femminista e perché il femminismo ha bisogno del romance

“Il romance è cambiato, più in fretta della mentalità sessista della nostra società, e non sarà facile trovare fra le sue pagine le donzelle in attesa di essere salvate che popolano l’immaginario dei detrattori del rosa…”. Su ilLibraio.it l’approfondimento della scrittrice Roberta Marasco, che smonta gli stereotipi sul genere e racconta la sua evoluzione

Il romance è femminista perché…

-È cambiato tutto

Il romance è cambiato, più in fretta della mentalità sessista della nostra società, e non sarà facile trovare fra le sue pagine le donzelle in attesa di essere salvate che popolano l’immaginario dei detrattori del rosa. Tutto il contrario. Il rosa è un genere che ha saputo reinventarsi con audacia e che non ha avuto paura di sperimentare, pur restando fedele alla regola imprescindibile del lieto fine. “Il rosa è un genere scritto dalle donne, per le donne” sostiene Val Derbyshire in un articolo del Guardian intitolato  Mills & Boon romances are actually feminist texts, academic says. “Perché dovrebbero insultare il loro pubblico? Non ha senso. Queste sono piuttosto, nella maggior parte dei casi, storie di trionfo femminile, con il cupo protagonista maschile costretto a riconoscere il proprio sessismo e a cambiare mentalità.”

“La libertà che hanno le donne nei romanzi d’amore è molto alta” scrivono Marianna Peracchi e Valentina Divitini su Soft Revolution, in Il riscatto del genere: perché amiamo i romanzi rosa, “possono essere agenti segreti, donne in carriera, badass recupero crediti, super scienziate che salvano il mondo. Insomma che ve lo dico a fare: fanno tutto. Cosa che, purtroppo, nella letteratura tradizionale, soprattutto se scritta da autori di sesso maschile, non è una cosa così scontata: spesso la figura femminile è quella della vittima, della figura di contorno, della bella statuina.”

Il romance è cambiato, le protagoniste sono cambiate, sono sempre più spesso donne forti, in posizioni di potere, senza perdere per questo sensualità o femminilità. Sono donne che non accettano di essere trattate come oggetti, che pretendono rispetto, autonomia, indipendenza e il riconoscimento delle loro capacità, senza pregiudizi. Sono donne che non pensano che innamorarsi significhi rinunciare ai propri diritti o alla propria forza, tutto il contrario, solo dopo aver combattuto per affermarla si concedono di innamorarsi.

Se gli uomini leggessero romance, molto probabilmente scoprirebbero che i ruoli sono cambiati, che il loro ruolo all’interno nella coppia è cambiato e che, come scrive l’Independent, il femminismo non uccide affatto il romanticismo, al contrario: “l’uguaglianza di genere porta a relazioni più stabili” e più felici, oltre a togliere dalle spalle di entrambi il fardello di un ruolo maschile dominante, con tutte le conseguenze in termini di violenza e sopraffazione che questo ruolo comporta.

-Rivendica l’affermazione di sé

Per chi volesse addentrarsi nella giungla di titoli del romance e nei loro aspetti femministi, esiste perfino un blog, Romance Novels for Feminists, la cui autrice analizza con intelligenza e puntualità i temi femministi che fanno capolino fra le pagine delle storie d’amore lette.

Fra i diversi temi affrontati, Jackie C. Horne ne evidenzia uno particolarmente interessante, ossia la ricerca spesso difficile di un equilibrio fra il bisogno di prendersi cura degli altri e quello di indipendenza ed emancipazione. A partire dal dibattito riguardante il genere e il caretaking – “Le donne prendono decisioni morali basandosi sulle conseguenze che avranno sugli altri, mentre gli uomini le prendono sulla scorta di principi astratti? E se fosse così, le donne sono per natura più brave a prendersi cura degli altri rispetto agli uomini?” – l’autrice si sofferma sul romanzo Marry Me at Willoughby Close, di Kate Hewitt e giunge alla conclusione che la protagonista del romanzo, respinta dall’uomo di cui è innamorata, non tradisce la propria personalità o i propri principi e dunque, nonostante il suo carattere la porti a trovare la felicità nell’accudimento, sceglie di mettere in primo piano il bisogno di indipendenza e rispetto, smettendo di cercare riconoscimento e accettazione al di fuori di sé.

È un concetto fondamentale, negli equilibri precari e difficili della felicità femminile, capire fino a dove arriva la cura degli altri, almeno per chi la sente una propria responsabilità o per chi è predisposto per carattere a dedicarvisi, e dove inizia il bisogno di indipendenza.  Una componente narrativa fondamentale del romance è la schermaglia iniziale fra i due protagonisti, la tensione che caratterizza la loro relazione. E proprio in questa tensione si nascondono e si dibattono spesso questioni fondamentali come il rispetto di sé, l’accettazione, la sovversione delle regole sociali e dei pregiudizi. La schermaglia non è solo un battibecco più o meno divertente, non è solo un modo per prolungare la storia, ma è un esercizio di conflitto, che insegna alle donne che non c’è nulla di scontato in una relazione e che farsi valere e non rinunciare a se stesse è sempre necessario.

-Afferma il diritto di essere felici

Non c’è nulla di più femminista di una storia che insegna alle donne a essere felici, e il romance, soprattutto quello attuale, racconta prima di tutto questo. L’amore non è un mezzo, il protagonista maschile non è più il cavaliere dall’armatura luccicante che risolve la situazione, al contrario. Il suo arrivo di solito serve a complicare le cose, a mettere in crisi gli equilibri esistenti, quel tanto che basta per costringere la donna a mettersi in discussione e risolvere i propri conflitti interiori. L’amore dunque giunge solo dopo un percorso interiore più o meno approfondito sul piano psicologico, che serve alla protagonista per superare un trauma o un fallimento del passato, riscattarsi, accettarsi per quello che è, riscoprirsi diversa e più libera, concedersi di essere felice.

Il desiderio di rassicurazione alla base del romance non si esaurisce nel lieto fine, comincia dalla riconciliazione con se stesse, con i propri desideri, con le proprie aspirazioni. Quelle del rosa sono storie di riscatto e accettazione di sé, sono storie che concedono una seconda possibilità, che insegnano a sognare, a evadere, a confidare in un futuro diverso e migliore.

Per molte lettrici, poi, il rosa è un momento di svago, il tempo che ci si ritaglia per se stesse. Qualcuna lo legge sul cellulare mentre cucina, qualcun’altra in treno, qualcuna sul divano mentre il marito guarda la televisione. Non esiste un solo modo di leggere romance, proprio come non esiste un solo profilo di lettrice, ma per molte il romance è evasione, è una parentesi in una vita fatta di doveri e necessità altrui, una delle poche scuse che ci si concede per non fare nulla e dedicarsi solo a se stesse.

Il romance, insomma, è un’industria al femminile che produce felicità. “Voi autrici di romance rendete le persone felici. Non scusatevi mai per quello che fate” disse Mary Balogh a un convegno dedicato al rosa, come riporta Danielle Summers in un pezzo intitolato, non a caso, Writing romance fiction is a feminist act.

Il femminismo ha bisogno del romance perché…

-Sono i valori delle donne a dirigere la storia

Il rosa per molte donne è stato quello che per altre erano i gruppi di autocoscienza femministi. Per quanto possa sembrare assurdo, in parte è così. Il romance era il posto in cui trovare le tematiche e le problematiche tipicamente femminili che non venivano affrontate in altri romanzi, in cui imparare l’abc sentimentale e sessuale (giusto o sbagliato che fosse quello rappresentato nei romanzi in questione, soprattutto qualche decennio fa, quando i ruoli erano molto più stereotipati) quando nessun altro te lo spiegava. Era il posto in cui affrontare temi scomodi come lo stupro, il rapporto con l’altro sesso, la gestione della propria intimità. Era il posto in cui ritrovare l’universo femminile, con i suoi problemi, i suoi desideri, i suoi valori.

Oggi i romanzi sono cambiati e gli spazi per incontrarsi e confrontarsi anche, ma il romance resta il genere in cui sono i valori della protagonista a portare avanti la storia e a essere ricompensati, alla fine, in cui sono i suoi desideri a guidare la trama, in cui al centro c’è una visione del mondo tutta al femminile. Forse non sono i desideri auspicati dal femminismo, forse non sono i temi che più stanno a cuore al suo dibattito, ma sono (per ora) i desideri di una larga parte della popolazione femminile che in mancanza di alternative si rifugia nel rosa. È il loro modo di sognare e di guardare a ciò che vogliono e potrebbe essere prezioso per un nuovo femminismo che scelga di ripartire dalle donne, dalla loro sfera più intima ed emozionale, non dal confronto pur necessario con l’universo maschile, per provare ad arrivare più lontano e ad accogliere anche le donne che finora si sono sentite troppo tradizionali, troppo deboli, troppo poco battagliere o intellettuali per desiderare o credere di meritarsi l’etichetta di femminista.

Nel rosa trovano spazio tutte le donne, quelle più trasgressive e battagliere, che possono infrangere la legge ed essere ricompensate, o quelle più pacate e tradizionali, in attesa della loro occasione per vivere la vita con intensità e gratificazione.

“La protagonista di molti romance è una donna ‘comune’” sostiene Catherine Asaro in un’intervista a All About Romance. “In gran parte della fiction, le protagoniste femminili scompaiono sullo sfondo, a meno che non abbiano doti reputate ‘importanti’, definizione che fin troppo spesso ignora aspetti della vita che rientrano nella sfera femminile, come l’educazione dei figli, la casa o semplicemente una visione femminile del mondo. Le storie che si concentrano su questi aspetti sono considerate fesserie. Perché fesserie? È una parte fondamentale della vita.”

continua su: Perché il romance è femminista e perché il femminismo ha bisogno del romance – Il Libraio

Convegno I Grani Duri Sicilian

La cultura fra alimentazione e letteratura

La cultura fra alimentazione e letteratura

Nunzio Russo alla seconda sessione del Convegno I Grani Duri Siciliani – storia, antropologia, gastronomia

L’Accademia Italiana della Cucina, con il patrocinio della Regione Siciliana, della Città di Palermo, della Fondazione Sicilia, di Palazzo Branciforte, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia e di Coldiretti, organizza il 6 e il 7 ottobre, presso due prestigiose location a Palermo (Palazzo Ajutamicristo e  Palazzo Branciforte), il Convegno I Grani Duri Siciliani, voluto dalle Delegazioni della Sicilia Occidentale (Palermo, Palermo Mondello, Alcamo, Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Cefalù), che hanno dedicato il 2016 e il 2017 all’analisi e valutazione dei molteplici aspetti culturali, storici, antropologici e gastronomici correlati ai grani duri Siciliani e, ovviamente, al pane e alla pasta, principali alimenti dell’uomo da quando ha smesso di essere nomade.

Nicola Nocilla, docente presso L’Università di Palermo e coordinatore dell’Accademia Italiana della Cucina, ha specificato quanto segue:

“Ad Agrigento, nel 2016, hanno analizzato le tecniche dalla semina, la valutazione dei processi di adattamento dei semi al terreno, agli incroci con altri grani ed alle numerose popolazioni presenti in Sicilia che, grazie al germoplasma eterogeneo, godono di una maggiore adattabilità alle diverse condizioni ambientali.
Sono stati affrontati gli aspetti storici e antropologici, le correlate stratificazioni sociali e politiche, l’evoluzione delle tecniche di coltivazione.
Nel Convegno di Palermo, dopo aver ricordato le principali famiglie di grani siciliani il cui germoplasma è custodito dalla Stazione Sperimentale di Granicoltura di  Caltanissetta, si illustreranno le tecniche di molitura e le differenti qualità di farine che ne derivano, le diverse tecniche di preparazione del pane e della pasta e si ripercorrerà la storia della pasta in Sicilia.”

In questo importante contesto, Nunzio Russo interverrà sabato 7 ottobre alle 10:30, nella sede di Palazzo Branciforte, partecipando con il suo libro Il Romanzo della Pasta Italiana, perfetta testimonianza di cultura, storia e tradizione siciliana.

Palazzo Ajutamicristo

Palazzo Branciforte

E-book ora più adatti al prestito e a tutti i device

E-book ora più adatti al prestito e a tutti i device

Due importanti innovazioni per gli e-book: migliorano le modalità del prestito bibliotecario digitale e la grafica è uniformata anche per diversi dispositivi

di Gregorio Pellegrino 

La comunità che gira intorno all’EPUB è in continuo fermento. Nel mese di settembre 2017 due importanti notizie hanno animato il mondo dell’ebook: in Canada la società DeMarque ha presentato una delle prime applicazioni di lettura che implementa Readium LCP (Licensed Content Protection) per il prestito digitale, mentre la Readium Foundation, in particolare l’EDRLab, presenta il primo prototipo funzionante di framework CSS per l’EPUB.
Entrambe le notizie toccano la realtà nostrana: la società DeMarque è il partner tecnico del distributore italiano Edigita, mentre il framework CSS è stato presentato da EDRLab e Readium Foundation, di cui la Fondazione LIA è membro.

Nei mesi scorsi avevamo parlato della prima demo ufficiale del DRM Readium LCP mostrata durante la seconda edizione dell’EPUB Summit, ora l’implementazione da parte di DeMarque per il mercato Canadese è un passo avanti importante, che incoraggia una rapida adozione in Italia. Francesca Noia di Edigita conferma: «LCP è già disponibile sulla piattaforma per tutti gli editori [italiani, ndr] che vorranno utilizzarlo per distribuire i loro titoli inizialmente nelle biblioteche canadesi e in futuro su tutti i circuiti che lo supporteranno».

Il sistema di DRM Readium LCP, particolarmente adatto per il prestito bibliotecario digitale, riduce considerevolmente la barriera tecnologica che l’utente incontra con gli altri sistemi, inoltre ha un costo di gestione nettamente inferiore alle alternative disponibili sul mercato.

Da questa parte dell’Atlantico, il 31 agosto 2017 l’EDRLab, sede europea della Readium Foundation, ha rilasciato il primo prototipo funzionante di framework CSS per l’EPUB. Nell’ambito dell’EPUB, questo framework rappresenta un passo importante per gli editori e i produttori di testi digitali. Al momento, infatti, è molto difficile impostare una grafica di un e-book che sia consistente sulle differenti applicazioni di lettura. Il framework è stato sviluppato in larga parte dal francese Jiminy Panoz, e-book designer, che lo scorso anno, stanco dell’inconsistenza nell’impaginazione grafica dei testi digitali sui diversi dispositivi, aveva mappato con la tecnica del reverse engineering le modifiche grafiche apportate da ogni app di lettura e creato un template CSS in grado di normalizzarle, così da garantire una resa il più simile possibile, su tutti i dispositivi. Il progetto è open-source e consultabile a questo link.

Forte di questa esperienza Jiminy Panoz, aiutato da contributi e feedback di tutta la comunità internazionale dell’editoria digitale, ha impostato un framework modulare e open source per la resa grafica dell’EPUB, che permette a chi produce i file EPUB di avere una buona sicurezza della resa grafica dei propri prodotti.

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Salgari, la rivincita in Inghilterra: “Il suo esotismo precorre i tempi”

Salgari, la rivincita in Inghilterra: “Il suo esotismo precorre i tempi”

Una ricerca in quattro volumi dell’italianista Ann Lawson Lucas

di ERNESTO FERRERO

Maltrattato o platealmente ignorato dalle storie della letteratura, anche da quelle più aperte al nazional-popolare e alla sociologia della lettura, perché «scriveva male», bistrattato dalla scuola e dai genitori perché scaldava le giovani menti, Emilio Salgari continua a vivere non solo nell’affetto inalterabile che gli hanno testimoniato tanti scrittori, da Eco a Pontiggia, Magris, Citati, da Borges a Sepúlveda. Pochi autori possono contare come lui su una pattuglia di esegeti che da decenni non si stancano di approfondire ogni minimo aspetto esistenziale o scrittorio, identificando nuove fonti, scoprendo pagine disperse, raccogliendo documenti e cimeli. Instancabili tigrotti della penna, devoti sino alla morte al loro carissimo leader.

Appartiene a questa schiera anche Ann Lawson Lucas, docente di Lingua e Letteratura Italiana in varie università inglesi e traduttrice di Pinocchio, che sin dagli Anni 60 ha avviato ricerche capillari su Salgari e la sua fortuna. La massa imponente dei suoi lavori va ora ordinandosi in una mega-opera in quattro volumi, Emilio Salgari, il cui primo tomo porta come sottotitolo Una mitologia moderna tra letteratura, politica, società (Olschki, pp. 442 con 42 tavole colori e 83 in bianco e nero, € 29). Gli altri che seguiranno sono dedicati agli anni del fascismo (che tenterà maldestramente di impossessarsene e quasi di farne un padre nobile), alla ripresa d’interesse del secondo dopoguerra e alla maturità della nuova critica salgariana agli albori del nuovo secolo.

La novità dell’approccio sta nell’avere ampliato una vicenda individuale all’intera epoca e al suo contesto letterario, editoriale, sociale, a partire dalle passioni per l’esotismo e l’orientalismo, che dilagano anche nell’arte e nelle fiere internazionali. In una scena affollatissima e formicolante non c’è soltanto l’iperproduttivo e versatile giornalista veronese. C’è la stampa quotidiana e periodica dell’epoca, con la sua fame dei richiestissimi feuilleton, che per pochi centesimi offrivano a una Italia che viveva poveramente in bianco e nero il lusso di un’epica esotica dai colori squillanti, mai visti prima. Ci sono almeno una dozzina di editori, dai fratelli Treves ai torinesi Speirani, dal tedesco-genovese Donath al siciliano Biondo e al fiorentino Enrico Bomporad, che si lanciano alla conquista di mercati in rapida crescita, perfezionando un’offerta molto variegata di dispense a basso prezzo, volumi illustrati e strenne di lusso.

Ci sono illustratori talentuosi, parte integrante del gran successo, dal genovese Pipein Gamba ai napoletani D’Amato e Della Valle, al siciliano G.G. Bruno, ad Arnaldo Ferraguti che aveva inciso anche per De Amicis, che sanno applicare le eleganze floreali del Déco all’impeto dell’azione drammatica (la magnificenza dell’apparato illustrativo è una delle attrazioni del volume). E ci sono gli altri scrittori d’avventure, gli imitatori, i continuatori (Luigi Motta), i plagiari, gli approfittatori postumi.

L’autrice ricostruisce in ogni minimo dettaglio (ivi comprese le condizioni contrattuali, i prezzi dei volumi e la fortuna commerciale) l’intricatissima vicenda editoriale di testi continuamente ripresi e adattati nelle sedi più diverse (decine e centinaia di romanzi, racconti, articoli d’ogni genere), o pubblicati sotto pseudonimo per eludere i contratti in esclusiva, senza escludere traduzioni e adattamenti. E soprattutto restituisce a Salgari tutta l’innovatività della sua perizia artigianale: assiduo frequentatore di biblioteche, maestro nel raccogliere i materiali storici, cronachistici ed enciclopedici che gli potevano tornare utili, nell’agganciarsi all’attualità (la guerra russo-giapponese o le imprese del Mahdi, un Bin Laden dell’epoca), addirittura nel dettare brillanti slogan pubblicitari.

Un Salgari che incantava anche perché politicamente scorretto. In un’Europa tranquillamente razzista mette in scena unioni multirazziali (l’abbronzatissimo Sandokan con la bionda anglo-partenopea Marianna), dà prova di un affetto istintivo per i deboli e gli oppressi, sta con gli indigeni contro le arroganti potenze coloniali, propone nuovi modelli femminili inventando eroine intrepide (modellate su Anita Garibaldi o Cristina di Belgioioso). Disprezza i grandi ricchi, le loro fortune sfacciate, l’idea stessa di profitto. Le meraviglie della tecnica non lo incantano più che tanto, perché finiscono per mettere in secondo piano le qualità dell’uomo. Giudica rozza la tecnologia dell’automobile perché troppo puzzolente e pericolosa; predice che un abuso di consumi elettrici renderà gli uomini isterici, anzi folli.

È un ambientalista ante-litteram, raffigura potentemente gli animali senza edulcorali come nel buonismo disneyano. Inventa un linguaggio brioso, diretto, ricco di neologismi e parole evocative. Insieme a Collodi e a De Amicis, ha fatto più lui per l’unità d’Italia e la promozione della lettura che tanti governi del nuovo regno. Il lavoro della Lawson Lucas aggiunge nuovi elementi alla gratitudine di generazioni di italiani.

Sorgente: Salgari, la rivincita in Inghilterra: “Il suo esotismo precorre i tempi” – La Stampa

Un bell’evento culturale e divertente a Novalesa e il fantasma di Filippina

Un bell’evento culturale e divertente a Novalesa e il fantasma di Filippina

di Piera Rossotti

L’Associazione “Arte, Cultura e Tradizioni a Novalesa in Val Cenischia”, in collaborazione con gli “Autori Associati della Savoia e dell’Arco Alpino(AASAA), il “Teatroinsieme di Susa”, e la Proloco di Novalesa, hanno organizzato un bellissimo evento a Novalesa, sabato 23 settembre: partendo dalla Casa degli Affreschi, un’antica locanda in Via Maestra, è stato rievocato il passaggio del Moncenisio e la sosta al villaggio di Novalesa di tre donne famose del passato.

Adelaide di Susa Cristina di Francia Filippina de Sales

La prima è Adelaide di Susa che, sposando in terze nozze Oddone, figlio di Umberto I Biancamano, conte di Savoia, diede origine alla dinastia sabauda (1045).

La seconda è Cristina di Francia, figlia di Enrico IV re di Francia e di Maria de’ Medici. Non ancora dodicenne, venne promessa in matrimonio al principe di Piemonte Vittorio Amedeo.

Il matrimonio fu celebrato privatamente nel 1619, al Louvre. Ma il padre dello sposo, Carlo Emanuele I° il Grande volle una festa bellissima e sfarzosa in una cornice stupenda: il Moncenisio. In pochi giorni fece costruire una grande casa presso il lago. L’intero arredamento ed il vasellame furono portati da Torino. Venne dato un grande banchetto. E sul lago organizzò una grande battaglia navale.

Si poterono ancora vedere i ruderi di questa casa fino a quando le acque della diga li inghiottirono per sempre.

La terza donna è Filippina de Sales, nonna paterna del conte Camillo Benso di Cavour. E qui sono entrata anch’io nel gioco delle rievocazioni, perché qualche anno fa ho scritto un romanzo per dare voce a questa donna straordinaria e coraggiosa, al suo sguardo ad un mondo in rapido cambiamento, tra Rivoluzione francese e Restaurazione, con la meteora napoleonica ad attraversarlo.

Non ricordo quante siano state le presentazioni di questo romanzo, che si intitola Il diario intimo di Filippina de Sales, marchesa di Cavour, da quando arrivò finalista al Premio Calvino nell’ormai lontano 2000, certo almeno una cinquantina, molte organizzate dai miei editori, l’Angolo Manzoni di Torino e le Éditions Altal di Chambéry, ma molte inattese, su invito di associazioni o in occasione di qualche evento culturale, e nei luoghi più disparati, dal Muséobar di Modane all’Aula Magna dell’Université Savoie-Mont Blanc, dalla Villa Cavour di Santena al Musée Savoisien di Chambéry e, per ben due volte, al castello di Thorens, ancora appartenente ai discendenti della famiglia De Sales.

Più di una volta, ho avuto l’impressione che in tutto questo ci fosse lo zampino di Filippina. Sì, dev’essere stata lei, più di vent’anni fa, a farsi trovare in una noticina scritta in piccolo in un libro di storia, a insinuarsi nel mio cervello, a spingermi a ricercare notizie e documenti, a prestarle la mia voce, a scrivere quel diario che lei non ha mai scritto. Così, di tanto in tanto, torna a fare capolino nella mia vita e a decidere che dobbiamo parlare di lei, della sua storia, dei suoi valori, dei luoghi e delle persone che ha amato.

È un fantasma gentile, e l’accontento sempre volentieri. Questa volta, a Novalesa, è stato intimo e bello, con l’accompagnamento musicale di Giorgio e Michele Troisi, gli attori di Teatroinsieme che hanno prestato la loro voce per la lettura di qualche brano, nella bella taverna dell’Albergo della Posta, gli amici Francis Buffille, presidente dell’AASAA e Pierre Allio.

Per un po’, Filippina se ne starà tranquilla. Ma non mi illudo: prima o poi, tornerà ad aver voglia di far parlare di sé, e sarà difficile non accontentarla, è una vecchia signora molto testarda!

Adrenalina, il piacere della lettura

Adrenalina, il piacere della lettura

Un buon romanzo horror o d’azione come nasce e quali sono gli spunti migliori per trovare l’idea giusta che possa incollare un lettore alle pagine di un manoscritto?

Giancarlo Ibba una volta ha detto:

“Sono i piccoli particolari, che hai sotto gli occhi tutti i giorni, che possono portare all’orrore”. E in questa sua frase il nostro autore esprime un concetto fondamentale: l’orrore ci circonda e si annida anche in quelle situazioni, del tutto innocenti, che possono condurre verso un baratro senza fine.

La paura, nonostante tutto, ci attira, ci spinge a osare, a provare nuovi percorsi e a superare i nostri limiti, tentando di padroneggiare un istinto atavico che, da sempre, tende a condurci verso sentieri più sicuri e meno pericolosi. Ma se non osassimo, non provassimo o non tentassimo, alcune mete, che possono sembrare irraggiungibili, rimarrebbero sogni irrealizzati e la nostra frustrazione, forse, supererebbe di gran lunga il timore.

Sapete qual è la paura che dà piacere? È quella che deriva dalla lettura di un libro o dalla visione di un film che sappia creare tensione, che ci faccia sentire attratti e respinti al tempo stesso, mentre l’attesa aumenta e desideriamo arrivare al punto focale della storia.
Intanto, ce ne stiamo ben tranquilli e sicuri in poltrona, perché quell’arma letale, la follia di quell’assassino, il pericolo in agguato nel buio non sono per noi.
Però, è forte la voglia di provare in tutte le sue fasi il meccanismo della paura e dell’orrore.
Come mai, dal momento che viviamo in un mondo dove l’orrore è già tanto presente?

Ecco la risposta di Stephen King, in Danze macabre:

«La risposta sembra essere che costruiamo orrori per aiutare a convivere con gli orrori del reale. Con l’inventiva senza fine dell’umanità, afferriamo gli elementi che sono distruttivi e capaci di creare divisione e cerchiamo di trasformarli in strumenti, perché alla fine si autodistruggano, per così dire. Il termine catarsi è vecchio quanto le tragedie greche, ed è stato usato troppo disinvoltamente da certi professionisti del mio campo per giustificare i loro valori, ma adesso ci serve. Il sogno dell’orrore è uno sfogo e una trafittura…»

Se volete provare il piacere e la catarsi della paura, questa settimana, dal 28/09 al 2/10, vi proponiamo in promozione a 1,99 € tutti i titoli della nostra collana “Adrenalina” su Amazon, su Kobo  e su tutti i webstore. Ecco i titoli:

Alessandro Cirillo: Attacco allo Stivale; Nessuna scelta, Trame oscure, Schiavi della vendetta, L’oro di Gorgona
Alessandro Cirillo e Giancarlo Ibba: Angelus di sangue
Valeria De Cubellis: Un salto in paradiso
Andrea De Magistris: Antarctica Observer
Giancarlo Ibba: La vendetta è un gusto, L’alba del sacrificio, C’era una volta in Sardegna
Stefano Pavesio, Il cuore sbagliato
Irma Panova Maino, La resa degli innocenti
Luca Ranieri, Dietro una porta chiusa
Irene Rossi, L’intruso
Filippo Semplici, Senza paura
Claudio Sperlonga, Effetto domino

E se avete qualche dubbio su quale libro affrontare, per iniziare a provare dei brividi, molti dei titoli proposti potrete trovarli (nella versione ridotta ma gratuita) nella sezione Free Ebook del nostro blog.

La sfida di un buon giallista: depistarvi!

La sfida di un buon giallista: depistarvi!

Il romanzo con il quale apriamo il ciclo di pubblicazioni autunnali di EEE contiene un ingrediente molto potente, come ben sanno gli estimatori del genere giallo e thriller: è capace di smentire le aspettative del lettore.
Nell’atto di lettura, avrebbe detto Umberto Eco, un’interpretazione temporaneamente errata è fondamentale, è bene che “un lettore empirico faccia false inferenze”.
Il piacere del lettore, forse, consiste proprio in questo: nell’avere aspettative che si realizzano o vengono disattese, in un continuo gioco di scherma tra autore e lettore. Lo scopo di un’opera letteraria è proprio quello di creare emozioni producendo un evento di lettura, che sarà diverso per ogni lettore, nella cui mente avverrà una “costruzione di senso” diversa dagli altri lettori, influenzata dalle sue esperienze e competenze pregresse.
L’intruso di Irene Rossi è una sfida al lettore.

La trama

John Rampini, uomo abitudinario e mediocre, fa il cronista in un giornale di provincia.
Un pomeriggio, rientrando dal lavoro, scopre che qualcuno si è introdotto nel suo appartamento e ha mangiato nella sua cucina. La cosa si ripete ma in maniera più invasiva, dato che l’intruso inizia a lasciare in casa del giornalista degli oggetti personali, che sistema ordinatamente in armadi e cassetti.
Nel frattempo, proprio nel quartiere dove vive Rampini, una donna viene uccisa in modo raccapricciante.
John sente che il colpevole è l’intruso e ne ha la conferma quando scopre che la collana che ha trovato una sera sul suo comodino apparteneva proprio alla vittima.
Chi è questo misterioso personaggio che continua a intrufolarsi nella vita del nostro mediocre cronista, il quale sarà testimone di altri efferati delitti e a comunicare con lui nelle settimane successive? Il lettore sarà ben presto in grado di formarsi un’opinione precisa, suffragata dalle indagini della polizia e dalle analisi di uno psichiatra e sarà certo di aver individuato l’assassino. Intrigante ma facile, perfino scontato.
Sarà davvero così?

Dettagli prodotto

  • Formato: Formato E-pub
  • Dimensioni file: 1246 KB
  • Lunghezza stampa: 146
  • Editore: Edizioni Esordienti E-book (19 settembre 2017)
  • Venduto da: AmazonKoboEEE
  • Lingua: Italiano
  • ISBN: 978-88-6690-399-4

Nel video di questa settimana propongo una riflessione rivolta agli autori e lettori che prediligono il romanzo “lungo” e suggerisco la lettura di alcuni bei romanzi piuttosto corposi presenti nel nostro Catalogo, in promozione a €1,99 dal 21 al 25 settembre. Perché non scaricate le versioni free dal nostro blog, per vedere quale preferireste leggere? Non sarà facile scegliere, sappiatelo!
Le opere in promozione sono di genere diverso, ma tutte appassionanti.
Nunzio Russo, La Voce del Maestrale
Davide Baraldi, Swatch
Gaetano Manna, L’aria non può parlare
Milos Hiljada, L’uomo che sognava le onde
Massimiliano Saputo, Il cammino di “Neko” Kurotachi
Emanuele Gagliardi, Nero pesto

Buona settimana a tutti!

Piera Rossotti Pogliano
Direttore editoriale
EEE-book

L’entrata di Kobo nel mercato degli audiolibri

L’entrata di Kobo nel mercato degli audiolibri

di Denise Nobili

Sulla scia della fortuna e della popolarità sempre maggiore che l’audiolibro sta riscuotendo, anche Kobo si lancia sul mercato degli audiobook, studiando un servizio apposito per i suoi clienti che andrebbe a offrire un’alternativa ad Audible di Amazon.

Per ora la novità investirà soltanto l’applicazione di Kobo e alcuni Paesi: Canada, America, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda. L’app è stata aggiornata (sia per iOS che per Android) attraverso l’integrazione di un audio player e una sezione apposita, da cui sarà possibile accedere all’offerta di audiobook tra cui scegliere per l’acquisto e procedere direttamente all’ascolto. La serietà di Kobo nell’approcciare questo settore è dimostrata dalla dimensione dell’offerta di audiolibri disponibili fin da subito: 1,5 milioni di titoli. Ma l’azienda canadese promette un aggiornamento continuo del catalogo, con aggiunte settimanali.

Come già aveva fatto in passato attraverso un unlimited subscription program per gli e-book, Kobo ha previsto un programma di affiliazione mensile, che prevede il pieno accesso a tutto il catalogo senza alcuna limitazione sulla base del prezzo di copertina. Soprattutto per chi non ha mai provato ad ascoltare un audiolibro, è stato comunque pensato un periodo di prova gratuito di 30 giorni. Sia attraverso l’applicazione, sia attraverso la piattaforma e-commerce utilizzata da Kobo per i suoi servizi, Rakuten, sarà possibile iscriversi.

L’audiobook coniuga alcuni vantaggi, dalla possibilità di ascoltare un libro mentre si sta guidando a quello della portabilità pressoché ovunque: non sorprende quindi né l’uso sempre maggiore che se ne sta facendo, né la scelta di Kobo di pensare a un programma di affiliazione apposito, anche nella prospettiva di portarsi allo stesso livello di Amazon. Il mercato globale degli audiolibri conta cifre enormi, attualmente valutate attorno ai 3.500 miliardi di dollari, e lo scorso anno ha visto una crescita del 31% in America, dove anche la produzione continua a essere sostanziale da almeno tre anni (circa 36 mila titoli all’anno).

Sorgente: L’entrata di Kobo nel mercato degli audiolibri